Obiettivo mancato. Per l’UE la direttiva è da rifare e la Consob lancia una consultazione.

di Mirta Barbeschi

16/09/2020

Attorno al Green Deal europeo gireranno capitali colossali, sia a livello di fondi che di movimentazione finanziaria. La richiesta da parte degli investitori di ottenere - attaverso le DNF - adeguate informazioni sulla sostenibilità dei loro capitali investiti, è stata totalmente disattesa a tal punto da rivedere la direttiva stessa.
Nel concreto i problemi rilevati si possono riassumere in:
-    la rendicondazione non finanziaria non è comparabile e generalmente poco affidabile;
-    le informazioni rendicontate non sono quelle che il mercato ritiene necessarie e soprattutto rilevanti;
-    alcune imprese non supportano l’utenza nel fornire queste informazioni;
-    le rendicontazioni non finanziarie sono poco accessibili e di difficile reperimento.

Queste problematiche stanno generando un forte ritardo nel flusso di denari destinato alla piena realizzazione del Green Deal per farne esplodere il reale potenziale. Si tratta di rischi molto concreti per una economia derivante da investimenti che non valutano adeguatamente gli impatti socio/ambientali delle imprese, che potrebbero essere capitalizzate o meno.
Politicamente parlando, le prossime mosse UE in merito alla disciplina legislativa daranno maggiori indicazioni sulle informazioni da rendicontare, modificano – leggiamo pure ampliano -  il perimetro delle aziende che saranno obbligate a produrre il documento (oggi le imprese di interesse pubblico sopra i 500 dipendenti e con ricavi superiori a 40 milioni di euro) e controlleranno la reperibilità del documento. Vedi documento consuntivo UE

‘Produrre non vuol dire depositare’

In questi contesto Consob è chiamata a rispondere, in qualità di ‘vigilante’ per l’Italia, ma si concentra sulle imprese che volontariamente redigono il documento rilevando l’esiguità del numero di coloro che lo depositano nei loro archivi (7 soggetti a giugno 2020).
Però, il numero di imprese, anche medio-piccole, che in Italia pubblicano il Bilancio di sostenibilità è assolutamente rilevante ed in costante aumento: parliamo di almeno 400 soggetti, senza contare le Pubbliche Amministrazioni. La questione riguarda esclusivamente il ‘deposito’ in Consob non la volontà e la cultura, sempre perfettibilie, di dotarsi di questo strumento.
La domanda più corretta è: perché, visto che lo hai, non lo depositi in Consob? L’idea di un ente di vigilanza mette a disagio? L’incarico a una società di revisione è complesso? Lo spauracchio delle sanzioni amministrative, potendo scegliere, lo accantoni? E la vera e ultima domanda: sai che così si resta esclusi nel medio lungo termine dalle dinamiche di transizione legata ai fattori ESG?

La Call for evidence - 19 domande - vuole capire le ragioni della mancata diffusione del non financial reporting su base volontaria ma quasi tutte le domande sono rivolte alle imprese che non redigono il documento, quando in verità dovrebbero essere rivolte alla nutritissima schiera di chi la sostenibilità la rendiconta eccome, ed anche da anni, ma non accede alla opzione ‘deposito Consob’.
 

Tag:  ConsobDNFGreen New Dealsostenibilità

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