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Packtin, gli scarti che combattono lo spreco
Packtin, gli scarti che combattono lo spreco
di Andrea Begnini
04/11/2021
La riduzione dello spreco alimentare è uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il punto 12 prende come obiettivo il conseguimento di modelli di consumo e di produzione sostenibili. Secondo la Commissione europea, lo spreco alimentare è “l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che – per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo – sono destinati a essere eliminati o smaltiti”. Si parla di qualcosa come 1.6 miliardi di tonnellate di cibo che vengono sprecate ogni anno, secondo i dati Fao, di fatto un terzo della produzione alimentare globale. In questo panorama, oltre alle iniziative pubbliche, operano sempre più aziende che sviluppano progetti incentrati sul recupero dei prodotti di scarto dei processi industriali nella filiera agroalimentare.
Packtin nasce nel 2017 come spinoff dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Dai laboratori di microbiologia, la startup si è spostata alla periferia di Reggio dove si sta provvedendo a installare un impianto di stabilizzazione ed estrazione, che ultimato potrà trattare da 3 a 5 tonnellate di sottoprodotti agroalimentari al giorno. Un impianto pilota, un modello di bioraffineria circolare che punta a realizzare un polo industriale italiano che “da bucce di arancia, mela, pomodoro, polpa di barbabietola etc”. estrae “biopolimeri per la realizzazione di integratori, gel e coating biodegradabili. I prodotti ottenuti, innovativi e sostenibili al tempo stesso, garantiscono una maggiore sicurezza e conservazione degli alimenti, oltre ad un incremento naturale della loro shelf–life”.
“Attualmente il nostro business model è quello di piattaforma in grado, grazie alle competenze tecno-scientifiche maturate dal team e dai suoi advisor scientifici, di valorizzare a 360° quelli che taluni in modo erroneo chiamano scarti agroalimentari, e che in realtà hanno un enorme valore intrinseco. Sono almeno tre le sfide a cui il metodo che abbiamo messo a punto risponde in termini positivi: la riduzione dello spreco alimentare; il risparmio di materia e di energia nel processo di smaltimento del packaging; l’avvio di un circolo virtuoso in cui i materiali impiegati sono di origine organica”.
Uno dei campi di applicazione più interessanti “per le nuove materie prime recuperate da Packtin è la creazione di rivestimenti commestibili e biodegradabili per frutta e verdura fresche allo scopo di migliorarne quella che gli addetti ai lavori chiamano shelf-life (vita di scaffale), agendo sulla maturazione o sulla protezione dalle infezioni microbiche”. Inoltre, partendo dalle fibre e dagli estratti naturali ottenuti con il già citato impianto-pilota, “Packtin sta sviluppando, rivestimenti biodegradabili, commestibili e facilmente lavabili che possano costituire un’alternativa ai trattamenti oggi utilizzati, come la ceratura per gli agrumi, che peraltro rende la buccia non edibile. La combinazione di fibre naturali ed estratti vegetali con funzioni antiossidanti e antimicrobiche può diminuire la percentuale di prodotti scartati rallentando la maturazione e proteggendo dagli agenti infettivi, con un ovvio calo degli sprechi a beneficio del pianeta, dei consumatori e delle aziende”.
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