25 ottobre: World Pasta Day. Sempre più sostenibilità nel piatto

di Andrea Begnini

25/10/2022


Il consumo e la vendita all'estero della pasta italiana segnano un aumento record del +33%, secondo una recente analisi Coldiretti sulla base dei dati istat per il World Pasta Day. Il nostro Paese è anche quello con il più elevato consumo di pasta: ogni anno ne mangiamo 23,5 chilogrammi a testa. Insomma, un settore in crescita e sviluppo, anche sul versante del risparmio energetico, su quello della riduzione di CO2 e sullo sviluppo di packaging 100% compostabili.

Sono 200mila le aziende agricole italiane che forniscono il grano duro di qualità alla filiera della pasta Made in Italy. Una filiera che conta 360 imprese e circa 7.500 addetti, per un valore complessivo di circa 5 miliardi di euro. All'interno di un mercato che registra più di 300 formati di pasta e che si arricchisce, strada facendo, di sempre più farine e varianti, dall'integrale al gluten free, dai legumi alle farine alternative e legumi. Un percorso di crescita che prosegue rapido anche nei consumi e nella vendita all'estero della pasta italiana, una produzione in aumento del +33%. “Sono i tedeschi – spiega Coldiretti – a spendere di più in assoluto per acquistare pasta dal Belpaese con un incremento del 31% nell'ultimo anno mentre al secondo posto si classificano gli Stati Uniti dove l'incremento è stato addirittura del +45% anche sotto la spinta dell'euro debole nei confronti del dollaro mentre al terzo posto la Francia con un incremento del 25%”.

Ma il consumo in crescita costante di questo prodotto di punta del Made in Italy è sempre più accompagnato anche dallo sviluppo, della ricerca e dell'innovazione. Oltre che della sostenibilità: ogni anno i pastai italiani investono in media il 10% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo per rendere la loro produzione più moderna, sicura e sostenibile. In questo senso, nel periodo 2013-2019 l’industria della pasta ha provveduto a risparmiare sulla produzione 270 mila m3 di acqua (-4%), ha ridotto le emissioni di CO2 di 69 milioni di kg (-11%) e recuperato 19,5 milioni di kg di rifiuti (+33%). Le imprese del comparto lavorano anche alla realizzazione di impianti di trigenerazione alimentati a metano per la produzione di energia elettrica per la refrigerazione e di energia termica impiegata nella fase di essiccazione.

Senza dimenticare l’agricoltura di precisione, con il supporto di piattaforme tecnologiche avanzate, che è al centro dell’interesse di numerose aziende e che si sta diffondendo rapidamente, proprio in un’ottica di maggiore sostenibilità, con piani di rotazione delle colture per conservare la fertilità del suolo e la riduzione di fertilizzanti e diserbanti con l’avvio di una certificazione a residuo zero. Considerando, inoltre, che il 99% degli italiani la consuma in media 5 volte la settimana per un consumo annuo pro capite di 23 kg a testa, la pasta ha una sua sostenibilità anche dal punto di vista alimentare: una porzione da 80 grammi di pasta registra, infatti, un’impronta carbonica pari a soli 150 grammi di CO2. 

Infine, sono in fase di studio e realizzazione interventi per la riduzione degli imballaggi secondari. A partire dal packaging 100% compostabile. È in corso, per esempio, un lavoro congiunto di un pool di aziende tutte italiane coordinate dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Il progetto prevede l'uso di materie prime derivanti dalla lavorazione di prodotti agricoli e di altre risorse compostabili per realizzare il packaging della confezione che, alla fine del suo percorso, potrà trasformarsi in compost fertilizzante.
 

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