Per un acciaio meno lineare

di Andrea Begnini

31/10/2019

Un recente studio condotto da Julian Torres de Miranda Pinto per l'Université Clermont Auvergne ci porta all'attenzione alcuni paradossi legati all'applicazione della circolarità a materiali all'apparenza pienamente riciclabili come l'acciaio. La ricerca, intitolata “Sustainable Resource Management in European Steel Supply Chains”, pone in evidenza, come in Europa, ricicliamo in media oltre il 70% dell'acciaio usato. Allo stesso tempo, poco più del 30% di tutto l'acciaio riciclato o rigenerato viene prodotto in forni che utilizzano elettricità anziché bruciare carbone. 

Bene. Ma l'acciaio è una combinazione di ferro e di altri elementi come carbonio, nichel, cromo e manganese. Composizioni diverse che in fase di riciclo possono vedere alterate le proprietà meccaniche dell'acciaio. Dopo più cicli di riciclaggio e rigenerazione, infatti, a meno che le proporzioni degli elementi che compongono una lega non siano ripristinate, l'acciaio potrebbe non avere più le stesse caratteristiche del materiale originale. Il che potrebbe creare una sorta di paradosso, ovvero quello di dover tracciare un percorso lineare per ripristinare l'integrità delle leghe aggiungendo di nuovo altri elementi. Ma, come spiega de Miranda Pinto, il progetto ha mostrato che “più sono integrate le catene di approvvigionamento più è facile tenere traccia del ciclo di vita delle leghe di acciaio e degli elementi che le compongono. Livelli più elevati di integrazione semplificano il recupero dell'acciaio tramite la logistica inversa senza perdere troppo valore”. 

Lo studio ha anche rafforzato l'idea che la quota di emissioni dell'acciaio durante la sua fase di utilizzo può essere ridotta in base a ciò che ci fai: la stessa quantità di acciao può essere dunque utilizzata per la produzione di mezzi di trasporto pubblico piuttosto che per produrre automobili; impiegare l'acciaio per le infrastrutture a energia solare anziché nella fabbricazione di centrali idroelettriche consente una riduzione complessiva di CO2; così come  sviluppare produzioni di acciaio ad alta efficienza energetica per utilizzare sempre meno energia elettrica. 

Ancora il professore: “Il risultato di gran lunga più interessante del progetto ha riguardato la conclusione che il valore aggiunto, la circolarità e la durata dei materiali sono molto più strettamente correlati di quanto ci aspettassimo. In altre parole, più un produttore di acciaio aggiunge valore a una lega di acciaio, meglio sarà per lui non solo assicurarsi che torni a casa alla fine della sua vita, ma anche che questa lega di acciaio possa continuare a circolare più e più volte e il più a lungo possibile”. Per migliorare la circolarità dell'acciaio occorre, quindi, “sviluppare marcatori in grado di registrare l'intero ciclo di vita di un prodotto in acciaio” (con RFIDs, GPS tagging, QR code e Internet delle cose) e “creare un modello di business in grado di prendere in prestito le idee della Servitisation”, ovvero del passaggio dall’offerta di beni e servizi all’offerta di sistemi integrati.

La chiave è mostrare che “vale la pena sviluppare leghe che durano più a lungo perché, indipendentemente da quanto viaggia, l'acciaio tornerà sempre a casa”. 


 
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