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Per un’economia circolare c’è bisogno di un pensiero altrettanto circolare. Lo diceva anche Aristotele
Per un’economia circolare c’è bisogno di un pensiero altrettanto circolare. Lo diceva anche Aristotele
di Antonio Disi
18/02/2020
Nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma, compresi i pensieri, potremmo azzardare. Ad esempio, ci sono alcuni concetti da economia circolare che fanno la loro comparsa nella storia del pensiero umano circa duemilacinquecento anni fa ad Atene, per opera del filosofo Aristotele.
Ma la circular economy non se l’erano inventata gli americani della MacArthur?
Non proprio. Innanzitutto la parola oikos, primo componente delle parole ecologia ed economia, ha il marchio Aristotele. Oikos si riferisce alla famiglia, ai suoi beni e alla casa e, nel contesto della circolarità, la casa è il nostro pianeta. A partire dal XIX secolo, l'economia si è allontanata dal concetto più ampio di oikos e si è concentrata esclusivamente sui profitti e sul valore monetario.
Secondo principio aristotelico circolare è la ‘vita buona’, principio che ci chiede di assumerci la responsabilità delle nostre azioni in modo tale che, quando saremo arrivati alla fine dei nostri giorni, dovremmo poter di dire ai nostri figli e nipoti di aver preso le giuste decisioni. In soldoni, ciò significa gestione responsabile delle risorse del mondo, di cui dovrebbero beneficiare le generazioni future. La signora Bruntland, dell’omonima commissione, ha scoperto l’acqua calda.
Altre idee circolari di Aristotele le ritroviamo anche quando condividiamo automobili con il car sharing, soggiorniamo a pagamento in abitazioni non nostre, oppure offriamo servizi di collaborazione, usando apposite piattaforme. La logica dell'economia della condivisione, che migliora l'utilità del prodotto, l’ha dichiarata proprio lui più di duemila anni fa osservando che " […] nel complesso, si trova ricchezza molto più nell’uso che nella proprietà […]".
Qual è la morale di tutto ciò? Campanilismo intellettuale mediterraneo? No di certo.
La riflessione ultima è che per un’economia veramente circolare ci sia bisogno di un pensiero circolare, che è quanto abbiamo perso nei secoli dei secoli. La nostra cultura tende ad associare ‘dritto’ a ‘buono e corretto’ e siamo diventati maestri nell’evitare cerchi, curve e tornanti. Camminiamo, tiriamo e voliamo dritti e, inoltre, ci aspettiamo che gli affari, il nostro aspetto e le nostre preferenze sessuali siano chiari e lineari.
Purtroppo, in natura le linee rette sono veramente poche. Il tempo, i cicli celesti, le stagioni e le risorse da cui ricaviamo energia e cibo sono circolari come buona parte di ciò che compone il nostro corpo e l’ambiente naturale in cui viviamo. E allora perché pretendiamo di utilizzare tali risorse e creare il nostro ambiente attraverso percorsi artificiosamente lineari?
Mi sembra che se vogliamo riparare al pericoloso strappo di questa relazione disconnessa, irriverente e poco funzionale con il nostro Pianeta, dovremo cominciare a pensare in maniera diversa.
Economia circolare, pensiero circolare. Lo diceva anche Aristotele.
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Tag:
Aristotele
economia circolare
Autori
Antonio Disi
Napoletano, architetto, ricercatore all’ENEA. Studioso dell’efficienza energetica e delle umane debolezze che la accompagnano.
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