Piantare alberi per far ripartire il Paese

di Redazione

02/01/2021


Parlare di boschi e foreste al tempo del Next Generation EU significa parlare di sostenibilità, sicurezza, bellezza. Una occasione di sviluppo sostenibile in più per un Paese come il nostro. Lo dice con chiarezza il rapporto di Fondazione Symbola, Coldiretti e Bonifiche Ferraresi.

Il rapporto “Boschi e foreste nel Next Generation EU. Sostenibilità, sicurezza, bellezza” presenta una mappa poco nota del Paese. L’Italia è oggi con 11,4 mln di ettari e il 38% della sua superficie territoriale il secondo tra i grandi paesi europei per copertura forestale. Ogni anno le foreste italiane sottraggono dall’atmosfera circa 46,2 mln di tonnellate di anidride carbonica, che si traducono in 12,6 mln di tonnellate di carbonio accumulato. Il carbonio organico accumulato nelle foreste italiane è pari a 1,24 mld di tonnellate, corrispondenti a 4,5 mld di tonnellate di anidride carbonica. E in città le piante possono ridurre le temperature e rimuovere ozono e polveri sottili, queste ultime in gran parte responsabili delle 60 mila morti premature che ogni anno avvengono in Italia a causa dell’inquinamento atmosferico. Un contributo dei boschi e delle foreste italiane alla sostenibilità, alla sicurezza e alla bellezza destinato a crescere con la piantumazione nei prossimi 10 anni di più di 200 mln di alberi come contributo nazionale alla “Strategia europea per la biodiversità 2030”, che prevede di piantare 3mld di alberi nei paesi dell’Unione.

In poco meno di 30 anni la superficie boschiva italiana ha registrato una crescita del 20% (passando da 9mln di ha del 1990 agli attuali 11,4ml). Con il 38% della superficie nazionale coperta da boschi l’Italia è al secondo posto tra i grandi paesi europei per copertura forestale dopo la Spagna 55,4% e davanti a Germania 32,8%, Francia 32,1% e Gran Bretagna 13,1% (media Ue 33%). Inoltre nel periodo 1990-2015 l’Italia ha registrato crescita annuale media di superficie forestale dello 0,8%, seconda a quella della Spagna (1,2%), davanti a Francia (0,7%), Gran Bretagna (0,5%) e Germania (0,04%), media UE (0,4%). Più del 32% delle foreste italiane sono custodite da aree protette a fronte di una media europea del 24%.
 
Il carbonio organico accumulato nelle foreste italiane è pari a 1,24mld di tonnellate, corrispondenti a 4,5mld di tonnellate di anidride carbonica. Le foreste italiane sottraggono ogni anno dall’atmosfera circa 46,2 mln di tonnellate di anidride carbonica, che si traducono in 12,6 mln di tonnellate di carbonio accumulato. IPCC ritiene che la gestione forestale sostenibile rappresenti il più importante strumento di mitigazione grazie all’assorbimento (sink di carbonio), all’immagazzinamento negli stock di biomassa e alla sostituzione di prodotti fossili con prodotti legnosi5. Se il patrimonio forestale fosse gestito correttamente (allungamento turni, trasformazione popolamenti da coetanei a disetanei, conversione cedui, applicazione regolare delle scelte di pianificazione, prevenzione disturbi, nuove riserve forestali, rete dei boschi vetusti) e non lasciato a sé stesso, l’immagazzinamento del carbonio crescerebbe del 30%. Inoltre se aumentassimo l’utilizzo del legno in tutti gli edifici pubblici (50% modello francese), si avrebbe per ogni Kg di legno impiegato una riduzione media di 1,2 Kg di carbonio, dovuto al mancato utilizzo di materiali Carbon intensive come cemento e acciaio.
 
L’Italia con oltre 10mld di dollari è terza al mondo per saldo della bilancia commerciale nel legno arredo dopo la Cina 92mld e Polonia 11mld ed è al quarto posto in Europa per la produzione di edifici prefabbricati in legno. Attualmente oltre l’80% del fabbisogno di legno è coperto dall’importazione, per un valore complessivo di 3mld di euro, un valore che ci rende secondi importatori netti in Europa dopo il Regno Unito.L’Italia importa quasi 70 mln mc equivalenti così suddivisi: 3,2mln mc di legname grezzo, 37,6 mln mc equivalenti di prodotti semilavorati, 29,3 mln mc equivalenti di paste e carta. Se facessimo piantagioni dedicate in grado di sostituire almeno il legname grezzo che importiamo, servirebbero 365.000 ha (e dovremmo aspettare anni), mentre migliorando la gestione degli 783.000 ha dei boschi in grado di fornirlo – sugli 11,4 mln di ha che abbiamo – produrremmo più di 3mln mc annullandone così la necessità di import e generando un processo virtuoso a cascata sull’importazione di semilavorati.
 
L’Italia è chiamata nei prossimi 10 anni a piantare più di 200 mln di alberi come proprio contributo alla “Strategia europea per la biodiversità 2030, riportiamo la natura nelle nostre vite” che prevede di piantare 3 mld di alberi nei paesi dell’Unione. Un obiettivo perseguibile grazie alla Strategia Forestale Nazionale attenta alla pianificazione e gestione sostenibile delle risorse forestali. Ipotizzando almeno 100mila ha di nuovi impianti e nuovi boschi – prevalentemente periurbani, determinanti anche per la connessione ecologica con le foreste naturali – la sottrazione di anidride carbonica dall’atmosfera aumenterebbe di 387mila tonnellate rispetto ai 46 mln di tonnellate di anidride carbonica che le foreste italiane rimuovono ogni anno dall’atmosfera.

Il settore florovivaismo occupa in Italia circa 200mila persone. Per soddisfare la richiesta di 200 mln di piante nei prossimi 10 anni serviranno 25mila nuovi posti di lavoro stabili a cui si aggiungono 4mila posti per i primi 4 anni legati alle iniziali attività di piantagione e manutenzione (sfalcio, erba e irrigazione).
 

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