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Politecnico di Milano: i comuni italiani vogliono investire nelle smart cities
Politecnico di Milano: i comuni italiani vogliono investire nelle smart cities
di Redazione
24/05/2022
Interventi per lo sviluppo di un trasporto pubblico locale più sostenibile, rafforzamento della mobilità ciclistica, del trasporto rapido di massa e delle infrastrutture di ricarica elettrica. Progetti di smart building, per l’efficienza energetica e la riqualificazione di edifici pubblici come scuole, sedi giudiziarie ed unità abitative pubbliche. E ancora: sviluppo di piani urbani integrati, che prevedono progetti di rigenerazione urbana con l’obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili.
Nel nostro Paese cresce l’interesse per le Smart City. Quasi un comune italiano su tre (il 28%) ha avviato almeno un progetto nell’ultimo triennio, una percentuale che sale al 50% in quelli più grandi, con oltre 15 mila abitanti.
Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al recente convegno “Smart City, le città al centro della ripartenza”.
Una percentuale, quella dei comuni interessati alla "città intelligente" che è destinata a crescere ancora nel prossimo triennio, con il 33% dei comuni che vuole investire nelle città intelligenti entro il 2024, anche sulla spinta del PNRR che prevede oltre 10 miliardi i finanziamenti dedicati all’interno delle diverse missioni.
Metà dei progetti di Smart City in Italia si trova in fase esecutiva, nel 2020 erano solo 1 su 4, segnale di un consolidamento delle soluzioni, che non sono più semplici sperimentazioni. I progetti attivi riguardano in maggioranza la sicurezza e il controllo del territorio (58% di quelli censiti), la smart mobility (57%) e l’illuminazione pubblica (56%).
A fronte di questo aumento di interesse, restano però delle barriere che fanno sì che il potenziale di questa rivoluzione sia colto solo in parte. I principali ostacoli riscontrati nella realizzazione di progetti smart per la città sono la mancanza di competenze, che interessa ben il 47% dei comuni italiani, e la mancanza di risorse economiche (43%), mentre
hanno un peso inferiore le complessità burocratiche (24%), le difficoltà di coordinamento con altri attori (14%) e le resistenze interne al comune (9%).
“La Smart City continua a crescere in Italia e si afferma nel dibattito il modello di città data-driven, in cui l’interoperabilità dei dati, la collaborazione tra attori pubblici e privati e i problemi legati alla privacy diventano sempre più centrali – spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City -. Segnali positivi arrivano dai Comuni, in cui aumentano i progetti esecutivi e si riducono le tradizionali barriere. Emerge, però, una forte differenziazione a seconda della dimensione della realtà urbana, perché sono soprattutto le città sopra i 15.000 abitanti a dotarsi di tecnologie e soluzioni smart”.
“L’80% delle città con più di 15.000 abitanti considera il tema ‘Smart City’ come molto rilevante, se non fondamentale, mentre solo il 40% dei comuni di minori dimensioni percepisce l’importanza di questi progetti – dichiara Matteo Risi, ricercatore dell’Osservatorio Smart City -. La diversa sensibilità tra ‘grandi’ e ‘piccoli’ si ripercuote anche nella presenza di
professionisti dedicati a questo settore. Nel 72% delle grandi città, infatti, è presente un referente per la Smart City, che si trova solo nel 31% dei comuni più piccoli”.
La maggioranza delle amministrazioni comunali (il 69%) è pronta a ricorrere ai fondi del PNRR per la Smart City, investendo soprattutto in interventi di digitalizzazione ed innovazione (76%), infrastrutture sostenibili (61%) e transizione ecologica (56%). I fondi di certo non mancano.
Secondo la stima dall’Osservatorio, i finanziamenti dedicati alle città intelligenti superano i 10 miliardi di euro. “Questi fondi sono distribuiti sulle diverse Missioni del PNRR, perché gli interventi che rientrano nella sfera di influenza delle città intelligenti coprono molte delle dimensioni trattate - spiega Luca Gastaldi, Responsabile scientifico dell’Osservatorio
Smart City -. Il potenziale dei progetti previsti dal Piano è molto alto, ma ancora da districare. Nei prossimi anni saranno disponibili molte risorse, ma i comuni dovranno essere in grado di sopperire alla carenza di competenze e di personale amministrativo e tecnico, che deve seguire i progetti in tutto il loro “ciclo di vita”, dall’uscita del bando alla loro
implementazione. Un fattore che potrebbe incidere negativamente sui tempi di esecuzione e sui risultati degli interventi”.
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