Progetto Quid è un’impresa sociale che crea capi di abbigliamento e accessori a partire dalle eccedenze di produzione. Le collezioni sono rese uniche grazie al lavoro di persone con un passato di fragilità, che trovano in Quid un’opportunità di riscatto sociale ed economico. I capi rappresentano un modello di economia circolare degli scarti, fornendo un prodotto di moda etico e sostenibile. E bello da indossare. Il futuro della moda guarda alla sostenibilità. Ne sono consapevoli i consumatori che sempre più sono attenti ai prodotti e alla condotta dei brand, e ne sono consapevoli le aziende stesse, che ricercano nuove attività e processi di innovazione all’insegna della sostenibilità come vero fattore competitivo di mercato. Con Quid etica ed estetica si uniscono e il recupero di materiali di scarto procede di pari passo con il recupero di persone con trascorsi di fragilità. L’azienda nasce a Verona nel 2012 come Associazione di Promozione Sociale, su iniziativa di cinque amici appassionati di moda e con una particolare attenzione ai bisogni della comunità. L’idea generò entusiasmo fin da subito “perché significava fare qualcosa di nuovo nella nostra città e soprattutto metteva insieme ambiti così diversi come la moda, il sociale e la sostenibilità economica”, racconta Anna Fiscale, ideatrice, presidente e CEO di Progetto Quid. Nel 2013 viene costituita una cooperativa sociale per l’inserimento lavorativo di persone con fragilità, affiancata a un team di creativi emergenti. Nel 2014 Quid inaugura il suo primo laboratorio diretto e negli anni successivi l’azienda apre negozi a Verona, Milano, Genova, Bassano del Grappa, Vallese, Mestre e Bologna. A giugno del 2014 vince il primo premio alla European Innovation Competition davanti ad oltre 1250 progetti. Nel 2020 partecipa ai Green Carpet Fashion Awards – istituiti per premiare la moda sostenibile – vincendo il riconoscimento CNMI Responsible Disruption Award. Oggi Quid rappresenta una realtà importante della moda il cui volume e impatto sono in costante crescita: dalle prime 5 persone inizialmente coinvolte, oggi si possono contare 118 dipendenti e il raggiungimento nel 2019 di un fatturato di 3.5 milioni di euro. Durante l’emergenza Covid-19 l’azienda ha inoltre riconvertito parte della sua produzione nella realizzazione di mascherine in tessuto certificate ISS, permettendo ai propri dipendenti una continuità lavorativa.
La fragilità dell’ecosistema Moda I tessuti presenti nei magazzini di Quid rappresentano la soluzione a una criticità del settore moda. La produzione di capi d’abbigliamento richiede un processo creativo lungo e complesso. Le aziende tradizionali progettano con anni di anticipo le collezioni, che sono il frutto di tentativi e continue modifiche e la cui scelta comporta lo scarto dei tessuti non più coinvolti nella produzione. Ad alimentare ulteriormente il fenomeno vi sono anche i ritmi stagionali che il sistema moda impone e la dispersione di materiali che tale scelta implica. In questo modo si formano inevitabilmente ingenti quantità di rimanenze di tessuti, solitamente destinati al macero. È in questo punto debole del sistema che Quid interviene, trasformando un apparente vicolo cieco della filiera in un nuovo spazio dove inserirsi in modo competitivo. Grazie al modello della capsule collection, l’azienda è in grado di creare pezzi in edizione limitata, riuscendo a declinare la produzione a seconda del materiale recuperato. I tessuti vengono raccolti attraverso una rete di aziende che permettono di acquistarli a prezzi molto vantaggiosi oppure attraverso delle donazioni dirette. I partner sono aziende e tessutai attenti alla sostenibilità sociale o ambientale, che riconoscono come valore aggiunto il dare una seconda vita al loro tessuto. Le partnership instaurate da Quid coinvolgono anche aziende dell’eccellenza del Made in Italy del settore moda come Calzedonia, Ferragamo, Elena Mirò o anche aziende di lifestyle come Ikea, L’Oreal e NaturaSì. L’innovazione sociale Quid vede la fragilità come un fattore inesplorato capace di offrire rinascite insperate, sia da un punto di visto personale che sistemico. La visione aziendale si concentra su un’idea di fragilità come punto di partenza dell’intero processo produttivo. Anna Fiscale sostiene che: “Dove tutti vedevano anelli deboli, io ho visto fragilità da valorizzare e dove gli altri vedevano economie deboli io ho visto l’opportunità di costruzione”. Come impresa sociale, Quid offre un’occasione lavorativa a persone vulnerabili – 85% sono donne – che hanno affrontato e superato situazioni di difficoltà. Il 70% dei dipendenti è composto da soggetti svantaggiati: ex detenuti, tossicodipendenti, disabili, vittime di violenza. L’impresa assume quindi un ruolo di aiuto nell’inserimento lavorativo, fornendo formazione e garantendo una crescita del profilo professionale. Il riconoscimento e la coltivazione del talento di persone resilienti diviene essenziale nella produzione e nel valore del brand Quid. Anna sottolinea come l’obiettivo centrale non sia “la massimizzazione del profitto, ma la massimizzazione dell’impatto, ovvero la capacità di creare sempre nuove opportunità di lavoro e inclusione”.
La storia di Rosa
“Rosa è arrivata in Quid dopo aver attraversato il buio di soprusi e violenze domestiche da bambina, un partner violento da ventenne, il carcere e l’alcolismo da trentenne” racconta Anna. Rosa conosce la passione per la macchina da cucire grazie a un laboratorio che frequenta durante la sua detenzione in un carcere del Nord Italia. Riconosce nella costanza del ritmo dell’orlatura una forma di sicurezza che la aiuta nell’affrontare le proprie paure. In seguito alla scarcerazione Rosa arriva a Quid e viene assunta con un contratto di tirocinio di 6 mesi. Dopo poco però, smette di andare a lavoro. “Trascorsa qualche settimana ci ha chiamato chiedendoci aiuto, aveva rincominciato a bere. Il lunedì successivo, invece di licenziarla, le abbiamo chiesto di rimanere e tornare a essere fedele a Quid”. Oggi Rosa ricopre un ruolo di responsabilità all’interno dell’azienda ed è a capo di un team.
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