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Quando la gestione dei rifiuti rallenta lo sviluppo della Circular Economy. Il Rapporto FISE Assoambiente
Quando la gestione dei rifiuti rallenta lo sviluppo della Circular Economy. Il Rapporto FISE Assoambiente
di Redazione
30/09/2020
“La gestione dei rifiuti nel nostro Paese nell’ultimo anno e mezzo ha visto un aumento della produzione, una riduzione degli impianti, una crescita dell’export e della movimentazione fuori Regione. Per cogliere la sfida europea della Circular Economy (obiettivi: 65% di riciclo e 10% in discarica al 2035 per i rifiuti urbani) occorrerà aumentare sensibilmente la raccolta differenziata fino all’80% e la capacità di riciclo, limitando il tasso di conferimento in discarica e innalzando al 25% la percentuale di valorizzazione energetica dei rifiuti al fine di chiudere il ciclo. Per farlo, oggi non è più rinviabile la definizione di una “Strategia Nazionale per la gestione rifiuti”, cogliendo le opportunità irripetibili che nei prossimi mesi arrivano dai nuovi fondi europei e dal Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti. Servono investimenti in impianti di riciclo, recupero e smaltimento per 10 miliardi di euro.”
Sono queste le principali evidenze che emergono dal dossier “Per una Strategia Nazionale dei rifiuti – La strategia nazionale mette le gambe”, che anticipa la pubblicazione del Rapporto promosso da FISE Assoambiente (Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali ed attività di bonifica). Il Dossier è stato realizzato per l’Associazione dal Laboratorio REF Ricerche e presentato a Milano nel corso de “Il Verde e il Blu Festival”.
Siamo in forte ritardo e rischiamo di rallentare il processo di sviluppo dell’Economia Circolare in Italia. Due le cause principali evidenziati dal Rapporto. La lentezza nell’approvazione dei decreti End of Waste e la sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) che spesso blocca la realizzazione degli impianti.
Contrariamente a quanto previsto dagli obiettivi europei per la Circular economy negli ultimi 18 mesi, invece:
è aumentata la produzione di rifiuti: +2% (+590mila ton) di rifiuti urbani rispetto al 2018, +3,3% (+4,6 mln/ton) di rifiuti speciali;
sono diminuiti gli impianti di gestione: -396 impianti totali per gli speciali (meno impianti di incenerimento e di digestione anaerobica);
sono aumentati i deficit regionali (a 2,2 mln/ton), quindi la movimentazione di rifiuti a recupero energetico/smaltimento;
è cresciuto l’export di rifiuti: +31% (+110mila ton) per gli urbani, +14% (+420mila ton) per gli speciali;
sono aumentati i costi di smaltimento: + 40%.
“La pandemia ha prodotto una buona risposta da parte delle imprese dei rifiuti abituate ad agire in un contesto emergenziale, ma al contempo ha sottolineato le fragilità del sistema e i problemi di sicurezza per la gestione degli urbani, accentuati dal blocco dell’export da cui dipendono le filiere del recupero di materia”, ha evidenziato il Presidente di FISE Assoambiente – Chicco Testa, commentando lo Studio, “Oggi è ancora più necessario definire una Strategia Nazionale di gestione dei rifiuti che fornisca una visione nel medio-lungo periodo migliorando le attuali performance. Per farlo nei prossimi mesi abbiamo due irripetibili occasioni da cogliere: il piano di aiuti messo in campo dalla UE (Recovery Fund) e il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti da definire nei prossimi 18 mesi secondo quanto previsto dalla direttiva europea appena recepita”.
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