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Quando la pandemia impoverisce il capitale umano: emergenza università per il 2020-2021
Quando la pandemia impoverisce il capitale umano: emergenza università per il 2020-2021
22/06/2020
L’emergenza dovuta alla pandemia è destinata a ripercuotersi su tutti i settori della vita del nostro Paese, anche quello della formazione universitaria, che senza un piano d’azione a sostegno da parte del governo, vedrà una cospicua riduzione delle immatricolazioni nel prossimo anno accademico. A lanciare l’allarme, un report dell’Osservatorio Talents Venture, società di consulenza specializzata in servizi di orientamento e sviluppo a sostegno della istruzione universitaria.
“Le immatricolazioni agli atenei – si legge nel documento – potranno subire delle ripercussioni sia a causa dell’emergenza sanitaria (come ad esempio una riduzione della propensione a spostarsi per studiare) sia a causa dell’emergenza economica (riducendosi le risorse a disposizione delle famiglie italiane potrebbe ridursi, come avvenuto per altre crisi, il numero di immatricolati). Ad essere più impattati da questa emergenza potrebbero essere pertanto gli atenei che ospitano la maggior parte degli studenti fuori sede (tra cui quelli provenienti dall’estero) e le famiglie appartenente a contesti socioeconomici più fragili”.
A fronte di una contrazione del PIL non inferiore al 9%, prevista dal Fondo Monetario Internazionale, potrebbe verificarsi una riduzione delle immatricolazioni in tutte le Università italiane di circa 35mila unità, pari al -11% rispetto all’anno precedente. Una riduzione molto preoccupante in un paese come il nostro che per numero di laureati si trova già agli ultimi posti in Europa. Nel 2019 difatti, come rivela l’Istat, soltanto il 27,6% dei giovani di 30-34 anni possiede una laurea o un titolo terziario (33,8% delle donne e 21,6% degli uomini), un dato significativamente inferiore alla media europea (41,3%).
E questo nell’ambito di un paese in cui la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che non hanno concluso il percorso scolastico e formativo intrapreso è pari al 13,5%.
Per le Università la riduzione delle immatricolazioni significherebbe circa 46 milioni di entrate in meno e riguarderebbe soprattutto gli Atenei con una più alta percentuale di studenti fuori sede.
L’ateneo di Ferrara, con oltre 4.000 immatricolati fuori sede, corrispondenti al 67% del totale dei nuovi studenti è in cima alla classifica. Seguono la Bocconi con oltre 1.800 studenti fuori sede (68% del totale) e l’Università di Trento con quasi 1.700 immatricolati fuori sede (61%).
I corsi di laurea che potrebbero risentire più di altri della crisi saranno quasi certamente Medicina e Chirurgia (il 40% degli studenti si immatricola fuori sede) Biotecnologie e Scienze delle attività motorie e sportive (38% per entrambi).
La crisi potrebbe invece agevolare gli atenei telematici che, nell’ultimo decennio, hanno visto triplicare il numero delle immatricolazioni.
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