Quanto vale una tonnellata di CO2?

di Andrea Begnini

27/05/2021

Foto di digifly840 da Pixabay
Sul mercato europeo (ETS UE) una tonnellata di anidride carbonica si attestava prima della pandemia attorno ai 20 euro. Ora, in piena ri-accelerazione produttiva, ha superato i 50 euro. Cosa vuol dire? Che in Europa inquinare costa sempre di più. L’Emissions Trading System (ETF), previsto dall’articolo 17 del protocollo di Kyoto, è una specie di Borsa che ha come valuta di riferimento non il dollaro o l'euro ma il peso delle emissioni di CO2. Il venditore è qualcuno che riesce a ridurre le proprie emissioni e può commerciare la propria quota restante, il carbon credit, a chi inquina in abbondanza così che possa tornare in qualche modo in pari rispetto a una divisione delle quote prestabilita. 

Il più grande mercato dalla CO2 dell'Unione, ovvero l'ETS UE, è stato istituito nel 2005 e coinvolge i 27 paesi dell’Unione più l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia, comprendendo 10mila centrali energetiche, gli impianti industriali e le compagnie aeree, totalizzando circa il 45 per cento delle emissioni di gas serra dell’Unione. Gli impianti all'interno dell'ETS hanno ridotto le proprie emissioni di circa il 35 per cento tra il 2005 e il 2019 e hanno come obiettivo il 43 per cento entro il 2030. In questa compravendita di tonnellate di CO2, le notizie sono tre: 

1. I prezzi record raggiunti dalle quote di emissione consentono all’Italia di aumentare in maniera considerevole i ricavi nelle aste CO2 relative al 1° trimestre 2021. Insomma, il nostro Paese registra ricavi per circa 432 milioni di euro (+40% su base annua).

2. Il Regno Unito si appresta a far partire gli scambi sul suo nuovo mercato nazionale della CO2. Con l'uscita dalla Ue, prende il via il sistema UK-ETS che funziona esattamente sulle emissioni di CO2 e sui costi attribuiti a chi le produce: centrali di generazione elettrica, industrie, aviazione. Il Regno Unito intende azzerare le emissioni nette di anidride carbonica entro il 2050 per raggiungere la neutralità climatica. Rispetto all'analoga Borsa Ue, il mercato UK punta a una riduzione delle emissioni più stringente ma non prevede alcun collegamento con il sistema che comprende i 27 Stati membri Ue.

3. Gli Emirati Arabi Uniti sono impegnati a ridurre le emissioni di anidride carbonica del 70 per cento e ad aumentare l'uso di energia pulita del 50 per cento entro il 2050. Ha spiegato il ministro dell’Energia Suhail al Mazrouei: “Negli ultimi 50 anni, gli Emirati Arabi Uniti sono stati in prima linea nella transizione energetica nella regione nel mondo. Siamo stati tra le prime nazioni a ratificare l'accordo di Parigi, dimostrando così il nostro impegno per gli sforzi verso un'economia a basse emissioni di CO2, che richiede un sistema energetico a basse emissioni". 

E la Cina? Secondo il report di Rhodium Group, nel 2019 le emissioni di gas serra di Pechino hanno superato quelle degli Stati Uniti e del mondo sviluppato messe insieme: la Repubblica Popolare Cinese è responsabile di oltre il 27% delle emissioni globali totali dei gas, più del doppio degli Stati Uniti, al secondo posto con l’11%. Tutte le nazioni dell’Unione Europea mettono assieme il 6,4%. Il segretario generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping ha confermato l’impegno della Cina a raggiungere il picco di emissioni entro il 2030 e poi la neutralità entro il 2060. Per il momento la Cina continua ad andare a carbone che, nel 2020, ha rappresentato più della metà della produzione di energia interna. 
 

Tag:  carbon creditemissioni CO2Emissions Trading SystemETS UEinquinamento atmosfericoprotocollo di Kyoto

Sigla.com - Internet Partner
Condividi linkedin share facebook share twitter share