Rapporto Circonomia 2023: l'Italia rallenta la transizione verde

di Redazione

25/09/2023


Il nostro Paese rispetto al 2022 perde, a vantaggio dell’Olanda, il primo posto nel ranking europeo della circolarità e dell'efficienza d’uso delle risorse, costruito su 17 diversi indicatori che misurano l’impatto ambientale diretto. È quanto emerge dal Rapporto Circonomia 2023, che stila la classifica dei Paesi dell'UE. Sempre dal confronto con il ranking del 2022, perdono molte posizioni la Francia, il Belgio e l’Ungheria, mentre Portogallo e Svezia fanno segnare significativi miglioramenti.

I risultati nei 17 indicatori vedono l’Italia al primo posto solo in un caso: “tasso di riciclo sul totale dei rifiuti urbani e speciali prodotti, indicatore nel quale doppiamo la media dell’Unione europea (oltre l’80% contro meno del 40%) e sopravanziamo di più lunghezze i più grandi Paesi europei. Questo primato italiano non si distribuisce in modo omogeneo tra le macroregioni: vede il Nord sensibilmente più avanti del resto del Paese, e “assorbe” quanto meno nei numeri la condizione critica di grandi città, a cominciare da Roma, e di interi territori soprattutto nel Sud dove la gestione dei rifiuti urbani è in uno stato di profonda e cronica inefficienza”. 

Ad eccezione che per il tasso di riciclo dei rifiuti, in tutti gli altri indicatori dal 2018 l’Italia segna progressi inferiori a quelli medi dell’Unione europea o addirittura passi indietro in valori assoluti. “Rimane davanti ai principali Paesi europei come Germania, Francia, Spagna ma con un vantaggio che si va rapidamente assottigliando ed evidenzia un sostanziale stallo nella sua transizione ecologica”. 

L’ambito nel quale l’arretramento italiano appare più rilevante è il trend di crescita delle nuove energie rinnovabili, solare ed eolico: “nel 2022 la produzione italiana da eolico si è contratta di circa l’1% rispetto all’anno prima, mentre su scala UE è aumentata del 9%, in Germania del 10%, in Olanda e Danimarca di oltre il 18%; sempre nel ’22 la produzione da solare fotovoltaico è cresciuta in Italia del 10%, a fronte di un incremento del 26% nell’UE, del 20% in Germania, di oltre il 25% in Spagna e Francia, del 54% in Olanda”. Le prospettive non sono brillanti anche considerando solo la nuova capacità fotovoltaica installata: in Italia è aumentata dell’11%, la metà di quanto è cresciuta in media nella UE (+22%) e addirittura un quinto di quanto è cresciuta in Olanda. 

Passi piccoli anche per quanto riguarda la penetrazione della mobilità elettrica: “nel 2022 la quota di auto elettriche sul totale delle immatricolate era del 4%, contro il 12% della media UE, il 18% della Germania, il 13% della Francia, il 24% dell’Olanda”. 

Tra le ragioni del brusco rallentamento italiano sulla via della transizione ecologica, “una delle più evidenti è nella scarsa capacità di innovazione tecnologica del nostro Paese. L’Italia spende in ricerca e sviluppo (2021) l’1,48% del PIL, contro il 2,26% della media UE e il 3,13% della Germania, mentre nel 2020 la brevettualità dell’Italia è stata pari al 21% di quella della Finlandia, al 26% di quella della Germania, al 49% di quella della Francia”. 

Infine, grazie al forte utilizzo di materie prime seconde, l’industria manifatturiera italiana nel 2021 “ha conseguito un risparmio energetico dell’11,8% del totale dell’energia disponibile lorda e ha evitato emissioni climalteranti pari al 15,9% delle emissioni lorde italiane”.
 

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