Recovery Plan italiano, le 20 proposte del Circular Economy Network

di Redazione

11/08/2020

I tempi sono stretti. Occorrono idee e proposte concrete. Occorrono progetti per poter utilizzare le risorse del Recovery and Resilience Fund che l’Unione Europea ha significativamente chiamato “Next Generation Eu”. Il Governo deve presentare rapidamente il suo Piano che, secondo le indicazioni europee, dovrà essere in linea con gli obiettivi del Green Deal e, quindi, anche con il nuovo Piano europeo per l’economia circolare.
Il Circular Economy Network, promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, confrontandosi con imprese, organizzazioni ed esperti del settore, ha elaborato 20 proposte che possono trovare spazio nel Recovery Plan nazionale, distinguendole tra misure di investimento a vantaggio del modello economico circolare e riforme da realizzare per promuovere e semplificare l’adesione a questo modello. Un’azione a 360° per la transizione verso un nuovo modo di produrre e di consumare.

Investimenti per l’economia circolare italiana nel Piano per l’utilizzo delle risorse del Recovery Plan europeo

1. Aumentare i finanziamenti pubblici del Piano “Transizione 4.0” al fine di: - prorogare ad un quinquennio le misure di sostegno agli investimenti delle imprese; - raddoppiare sia la misura del credito di imposta portandolo al 20%, sia il limite degli investimenti agevolabili fino a 3 milioni di euro annui. L’obiettivo è rafforzare le misure di incentivazione e sostegno agli investimenti delle imprese per l’economia circolare, in particolare per: - la progettazione di prodotti che durino più a lungo e siano concepiti per essere riutilizzati, riparati o aggiornati per il recupero delle proprie funzioni o sottoposti a procedimenti di riciclo ad elevata qualità, per il recupero dei materiali, in modo da ridurre l’impatto ambientale dei prodotti lungo il loro ciclo di vita; - migliorare gli strumenti per la diagnosi e le soluzioni tecnologiche per l’utilizzo efficiente dei materiali nei processi produttivi e nei prodotti; - la realizzazione di catene del valore a ciclo chiuso nella produzione ed utilizzo di componenti e materiali, anche sfruttando opportunità di riuso e riciclo cross-settoriali; - l’introduzione di modelli di sinergia tra sistemi industriali presenti all’interno di uno specifico ambito economico territoriale (simbiosi industriale), caratterizzati da rapporti di interdipendenza funzionale in relazione alle risorse materiali ed energetiche (ad es. sottoprodotti, rifiuti, energia termica di scarto, ciclo integrato delle acque); - l’introduzione di soluzioni tecnologiche per il recupero atte ad ottenere materie prime seconde di alta qualità da prodotti post-uso, in conformità con le specifiche di impiego nella stessa applicazione o in differenti settori.

2. Finanziare per ciascuno degli anni 2021 e 2022 contributi a fondo perduto per il 50% degli investimenti necessari – per la progettazione, i cambiamenti di processo produttivo e di impianti - per la conversione di un prodotto che a fine vita sia tecnicamente difficoltoso ed economicamente costoso da riciclare in un prodotto, di uso equivalente, ma che sia tecnicamente semplice e a basso costo da riciclare a fine vita, con le diverse modalità di riciclo: meccanico, chimico o organico.

3. Finanziare per ciascuno degli anni 2021 e 2022 contributi a fondo perduto per il 50% degli investimenti necessari – per la sperimentazione, la progettazione, i processi produttivi e gli impianti – per processi di riciclo innovativi di rifiuti al fine di ottenere dei materiali di qualità, reimpiegati nella sostituzione di materie prime vergini. 

4. Incentivare la ricerca e lo sviluppo per l’economia circolare con un fondo a ciò destinato nel 2021 e 2022.

5. Incentivare con contributi le imprese che offrano un prodotto come servizio e/o sviluppino modelli di business basati sulla condivisione (ad es. sharing economy).

6. Finanziare la transizione secondo la Strategia europea “Farm to fork”, dal produttore al consumatore, per un’agricoltura circolare, rigenerativa, per ridurre le emissioni di gas serra e incentivare il sequestro di carbonio nei suoli, per promuovere la fertilizzazione organica , per incentivare gli interventi per la sostenibilità della produzione alimentare, per la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare, per stimolare pratiche sostenibili nei settori della trasformazione alimentare, del commercio all'ingrosso e al dettaglio, alberghiero e dei servizi di ristorazione, per promuovere un consumo alimentare sostenibile e agevolare il passaggio a regimi alimentari sani e sostenibili e ridurre le perdite e gli sprechi alimentari.

7. Finanziare la mappatura regionale dell’offerta sostenibile di biomassa: oltre a quella prioritariamente impiegata per le produzioni agroalimentari, quella disponibile per i residui, gli scarti, i fanghi e i rifiuti organici, quella disponibile con una gestione forestale sostenibile, quella producibile con il recupero di terreni marginali o con coltivazioni non concorrenti con le produzioni alimentari.

8. Incentivare, in applicazione della Strategia italiana per la bioeconomia, gli investimenti in tecnologie innovative sostenibili per l’utilizzo della biomassa locale, per migliorare gli impianti e le tecnologie per il riciclo dei rifiuti organici e dei fanghi per ottenere materiali, compost e energia rinnovabile. 

9. Istituire un fondo per la riqualificazione e formazione del personale delle pubbliche amministrazioni in materia di economia circolare, in particolare sui temi della prevenzione dei rifiuti e degli appalti verdi. 

10. Incentivare progetti integrati, con partecipazione mista pubblica e privata, per promuovere distretti circolari, riutilizzando siti dismessi, con l’utilizzo di best practice e il trasferimento di tecnologie innovative.
    
Riforme per lo sviluppo dell’economia circolare nel piano di rilancio dell’Italia

1. Completare l’iter per il recepimento e la piena attuazione del pacchetto di direttive rifiuti-economia circolare. 

2. Agevolare gli investimenti per la realizzazione degli impianti necessari per la gestione dei rifiuti e lo sviluppo dell’economia circolare, per superare gli squilibri territoriali nella dotazione impiantistica e consentire il raggiungimento sull’intero territorio nazionale degli obiettivi indicati dalle direttive europee. A tal fine occorre anche riformare e semplificare il sistema delle autorizzazioni ed accelerare le procedure amministrative nonché attivare progetti per la formazione, l’informazione e il coinvolgimento dei cittadini nei percorsi di transizione all’economia circolare anche al fine di favorire l’accettabilità sociale delle scelte, anche impiantistiche, necessarie. 

3. Semplificare la procedura per il riciclo dei rifiuti (End of Waste), rendere più efficaci i controlli ordinari ed eliminare il doppio sistema di controllo a campione delle autorizzazioni caso per caso.

4. Costituire l’Agenzia nazionale per l’uso efficiente delle risorse nell’ambito dell’ENEA, coordinando e mettendo a sistema enti di ricerca, università e poli tecnologici, finalizzata in particolare al trasferimento tecnologico verso le imprese, con particolare attenzione alle PMI, e a fornire assistenza alle start up avviate nei temi dell’economia circolare. 

5. Promuovere misure di fiscalità ecologica tese a incentivare l’utilizzo di materie prime seconde derivate dal riciclo e, in particolare, coordinare a livello europeo misure per introdurre un’IVA agevolata per l’economia circolare.

6. Aumentare il tasso di circolarità della manifattura introducendo l’obbligo di un contenuto minimo di materiali riciclati in determinati prodotti, previlegiando le materie riciclate di provenienza nazionale ed europea e valorizzando anche l’utilizzo di materiali di origine organica, rinnovabili e compostabili.

7. Attuare le azioni indicate dal Piano europeo sull’economia circolare relativamente alla plastica utilizzata nei veicoli, nell’edilizia e negli imballaggi e agli altri materiali utilizzati per la produzione di batterie. 

8. Valutare la possibilità di estendere il meccanismo dei “certificati bianchi”, utilizzato per l’efficienza energetica, definendo una metodologia per calcolare il risparmio energetico e/o le minori emissioni di CO2, associati all’utilizzo di materie prime seconde riciclate al posto di materie prime vergine.

9. Estendere l’introduzione del regime di responsabilità estesa del produttore, definendo obiettivi minimi di riciclaggio, nei settori del tessile, dei mobili, dell’edilizia, dell’attrezzatura per la pesca e degli altri prodotti elencati nella parte E della direttiva sulle plastiche monouso (2019/904/UE).

10. Attivare un monitoraggio e un supporto allo sviluppo degli appalti verdi (Green Public Procurement).
 

Tag:  Circular Economy Networkeconomia circolareFondazione per lo Sviluppo SostenibileGreen New DealRecovery and Resilience FundRecovery Plan italiano

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