“Se dici che sono tutta la tua vita, perché mi stai uccidendo?”. Dialogo senza peli sulla lingua tra l’Uomo e l’Acqua

di Giuseppe Cesaro

22/03/2021

Garbage Patch è un enorme accumulo di spazzatura galleggiante, una vera e propria isola composta da rifiuti di plastica. La sua estensione non è nota con precisione: le stime partono da 700.000 chilometri quadrati, più o meno come la la Penisola iberica.
Giuseppe Cesaro, scrittore e saggista, immagina un dialogo che sembra surreale, ma che invece racconta il drammatico destino di una risorsa in via di estinzione.

-    Ciao, sono io
-    Ah, buonasera, dottore…
-    Non ci riesci proprio, eh?
-    A fare cosa?
-    A non fare il cretino…
-    Cos’è? Non si può più scherzare?
-    Non mi sembra che ci sia molto su cui scherzare…
-    Bassa marea?
-    Fai lo spiritoso?
-    Pensavo che, almeno il giorno della tua festa, potevamo concederci il lusso di un po’ di leggerezza… così, tanto per cambiare…
-    Forse intendi dire che io potrei concedermi il lusso di un po’ di leggerezza, così, tanto per cambiare… visto che tu sei sempre stato fin troppo… leggero, amico mio…
-    Da quando in qua, sono diventato un semplice amico?
-    Ti sorprende?
-    Se devo essere sincero, sì: credevo di essere qualcosa di più…
-    Sincerità per sincerità, ti confesso che, più il tempo passa, più faccio fatica a trovare dei motivi per considerarti ancora un amico…
-    Siamo a questo punto, dunque…
-    Veramente, lo abbiamo superato da un pezzo…
-    Non me n’ero accorto…
-    Se te ne fossi accorto, non l’avremmo superato… 
-    Naturalmente…
-    Non mi sembra che tu sia nella posizione per fare del sarcasmo: sono io che soffoco, non tu…
-    Soffochi?
-    Soffoco. E certo non per colpa mia.
-    Certo. 
-    Falla finita o attacco…
-    Forse è meglio. Magari ne riparliamo domani… come si dice: la notte…
-    … Porta consiglio, certo…
-    Appunto…
-    Ne dubito. Non a te, comunque. Non sai quante volte ho sperato che ci riuscisse. Ma niente: la mattina dopo, eri sempre il solito str…
-    Non esagerare con i complimenti o finirò col montarmi la testa…
-    A trovarla…
-    Anch’io sono felice di sentirti, vita mia!
-    Uno su due, allora.
-    Perdonami ma credo che, di questo passo, non andremo da nessuna parte… non mi sembra il clima giusto per…
-    Il clima giusto! Ma dai? Te ne sei accorto, finalmente! Complimenti per la perspicacia…
-    Ti sento un tantino…
-    … Acida?
-    Acida, sì…
-    Non sarà la robaccia che mi hai costretto a mandare giù in tutti questi anni?
-    Non ti sembra di esagerare un po’?
-    Neanche un po’…
-    A me sembra di sì, invece: è la prima volta che ti sento così… avvelenata…
-    Allora è anche peggio di quello che temevo… 
-    Che vuoi dire?
-    Che il problema non è che non mi ascolti ma che proprio non mi senti! Sono anni che ti ripeto le stesse cose e tu? Niente! Come giocare a tennis contro un muro: qualunque cosa mi inventi, la stramaledetta pallina torna sempre nella mia metà campo! Te ne stai lì, e mi guardi con l’espressione di chi dice “Che ho fatto?”, come un bambino colto con le mani nella marmellata che, mentre le nasconde dietro la schiena, ha persino la faccia tosta di giurare di non aver fatto niente…
-    Ma io non ho fatto…
-    Smettila, cazzo! Quando fai così, mi fai infuriare! Abbiamo superato il punto di non ritorno: te ne rendi conto, sì o no?
-    Sei la solita esagerata…
-    Lo immaginavo…
-    … Non mi sembra il caso di farne una tragedia…
-    La tragedia c’è: non sono io a farla! Ma la tragedia più grande e che tu non lo capisci! Mi chiami “vita mia”… 
-    Ma è così! 
-    Dici che, senza di me, non sarebbe vita… anzi, non ci sarebbe proprio vita…
-    È vero!
-    Stronzate! Perché mi stai uccidendo, allora?
-    Ma che cazzo dici? Sei impazzita?
-    Mai stata più savia di così. Mi fossi svegliata prima… e dimmi: come farai quando non ci sarò più, eh? Ci hai mai pensato?
-    Calmati! Sei fuori di te…
-    Certo che sono fuori di me! Vorrei vedere te al mio posto, con uno che dice di amarti e ti avvelena un po’ di più ogni giorno… “Capirà”, mi sono detta: “cambierà”, “si metterà una mano sulla coscienza e…”. E, invece: niente. Tutto come prima. Come sempre. Perché tu non ce l’hai una coscienza. Non più! L’hai presa a martellate talmente tanto tempo fa, che hai dimenticato persino di averne avuta una. “Coscienza: chi era costei?
-    Stai delirando…
-    Siamo sull’orlo di un baratro, un altro passo avanti e precipiteremo all’Inferno, tu continui dritto per la tua strada come se niente fosse, e quella che delira sarei io?! Abbi almeno il buon gusto di tacere. Sai chi mi ricordi?
-    Coraggio, sentiamo!
-    Mi ricordi quell’imbecille della barzelletta che, mentre precipita da un grattacielo, all’improvviso smette di urlare, perché pensa: “Beh, però fino adesso non mi sono fatto un cazzo!” 
-    Carina questa…
-    Vedi? Tutto quello che sai fare è rifugiarti nelle tue battutine sceme: non lo sopporto! Non le sopporto!! Non ti sopporto!!!
-    È la tua festa: cercavo solo di strapparti un sorriso…
-    Guarda che il sorriso me l’hai strappato da un pezzo, ormai …
-    Ma che diavolo ti ho fatto?! Si può sapere, eh?
-    Se non te ne rendi conto da solo, non so proprio cosa farci… Come dice la canzone? “È difficile a spiegare, è difficile capire se non hai capito già...”. Non c’è niente che io possa dire per aprirti gli occhi. Perché i tuoi occhi sono già aperti. Il punto è che non vedono. E non vedono perché tu non vuoi vedere. Altrimenti avresti visto già da un pezzo… 
-    Non credi che, magari, abbassando un pochino la temperatura?
-    E tu hai il coraggio di parlare a me di temperatura?!
-    È che ti stai scaldando un po’ troppo…
-    Questo è davvero il colmo: il piromane che dice al fuoco non ti scaldare! Siamo al capolinea, amico mio. Fermati, dammi retta. È meglio. Molto meglio. Facciamo finta che questa telefonata non ci sia mai stata e… ognuno per la sua strada… tanto, peggio di così…
-    Ti amo.
-    Fermati, ti ho detto.
-    Te lo giuro!
-    Basta stronzate!
-    È la verità…
-    Tu non sai nemmeno dove stia di casa la verità. Né tu né i tuoi amichetti! Vivete immersi nelle vostre bugie da così tanto tempo, che ormai pensate che le vostre stronzate siano verità. Cent’anni fa ti avrei creduto; anche cinquanta; persino venti anni fa, forse. Ma oggi…
-    Sei tutto per me: senza di te non potrei vivere…
-    Hai davvero uno strano modo di dimostrarlo… Non mi senti e non mi guardi! Anzi: mi guardi ma non mi vedi. Parli, parli, parli, ma non fai mai niente. Niente di buono, ovviamente. Le tue cazzate, invece, sono come le ciliegie: una tira l’altra. E, ogni volta che ti metto di fronte alle tue responsabilità, giuri che sei diverso e che le cose cambieranno. E io, più stupida di te, ti credo. E, così, le cose cambiano. In peggio, però. E la fine si avvicina ogni giorno di più. La verità è che tu non hai alcuna intenzione di cambiare. Eri così, sei così e sarai così. Prendi, prendi, prendi e non dai mai. Ma cosa farai il giorno in cui non ci sarà più nulla da prendere, eh? Me lo dici? 
-    Non lo so, qualcosa mi…
-    Ma che parlo a fare! È inutile aspettarsi miracoli da gente come te… Sei senza speranza. Anzi: sono io senza speranza, accanto a uno come te. Te l’ho detto: abbiamo superato il punto di non ritorno. Io sono condannata, ormai. Nessuno può fare più niente per me. Ma la cosa che mi manda davvero al manicomio è vedere che tu non ti rendi conto del fatto che, quando io non ci sarò più, non ci sarai più nemmeno tu… ti do la vita da migliaia di anni e a te ne sono bastati meno di cento per togliermela: un gigante, non c’è che dire. Che stupida: quando hai parlato di festa avrei dovuto capirlo: non volevi fare una festa ma farmi la festa. La prossima volta, starò più attenta: giuro. Non ricordo chi, di voi, ha scritto che le parole sono pietre, ma aveva ragione. È stato buon profeta: solo pietre rimarranno del tuo mondo, amore mio. E solo allora capirai cosa significa davvero avermi perso.
 

Tag:  acquaGiornata mondiale dell'acqua

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