Solo abbracciando il mondo lo si può risollevare, cogliendone il bello

di Francesco Morace

17/12/2019

Viviamo in anni in cui si torna a parlare di antiche contrapposizioni: il popolo e le élite, il potere dall’alto e le risposte dal basso, il globalismo e il sovranismo. La riflessione sulla globalizzazione (culturale e commerciale) richiede, però, nuovi strumenti concettuali e strategici. Nella distinzione tra locale e globale è necessario approfondire la differenza tra luogo e spazio, rilevanza e risonanza, estrazione del valore e trasformazione del talento; e accettare l’idea che locale e globale non si contrappongono ma costituiscono i due capi della stessa matassa. Per sbrogliarla, è necessario ragionare sulle due dimensioni vitali dell’organismo, che metaforicamente alimentano anche il mercato: battito del cuore e ampiezza del respiro, circolazione locale e respirazione globale.

Il battito del cuore è localizzato nel nostro petto, e bisogna tenerne conto, ma il respiro e la visione possono amplificarlo, seguendo il principio espansivo della vita. “Il bello del mondo” si dipana allora tra la necessità del battito - che è sempre locale ed è conditio sine qua non per la nostra sopravvivenza nel mondo -, e la sfida del respiro, che deve invece alimentarsi aprendosi all’esterno ed è dimensione altrettanto necessaria per abbracciare quello stesso mondo, per sentirsi parte di un unico grande progetto di vita che può essere perfezionato, armonizzato, regolato, alla ricerca di una condivisione globale.

Non si può dunque ragionare in termini di visioni e comportamenti dall’alto o dal basso, ma tutto può e deve arrivare lì nel mezzo, che è anche il bello del mondo: nel punto di incontro tra passione e ragione, ma anche tra diverse culture e tradizioni; tra cuore, cervello e polmoni, ma anche tra diverse generazioni e classi sociali; tra donne e uomini di buona volontà e in buona fede, che possano incontrarsi lì nel mezzo, al fine di respirare insieme. Il genius loci (il talento del luogo) è il battito del cuore, il motore primo della dinamica vitale in atto: quella che, accanto al carattere degli individui, comprende anche il carattere dei luoghi, che viene poi rilanciato a livello globale diventando una potente leva di trasformazione del valore, partendo dal battito per poi trasformarsi in respiro. Conoscere e valorizzare il proprio genius loci permette di essere più attrattivi, più credibili, più distintivi.

I fenomeni di globalizzazione, invece di appiattire e distruggere il genius loci delle culture, delle aziende e dei prodotti, ne permettono una rapida circolazione e un rafforzamento incrociato, rendendolo universale attraverso la trasformazione del valore.

Tutto ciò deve però realizzarsi alla luce di un’Etica Aumentata, rispettando il nuovo paradigma Smart & Sustainable, che prevede l’avvento di una economia circolare. Lo Smart & Sustainable propone infatti un assunto semplice ma decisivo: la sostenibilità dovrà essere facilitata dalle tecnologie smart, abbandonando definitivamente tentazioni luddiste e diffidenze nei confronti del digitale. La decrescita felice sarà un lontano ricordo. Nello stesso tempo i sistemi smart (applicati ad esempio nella smartcity e nello smartworking) dovranno essere disegnati partendo da un nuovo concetto di sostenibilità nel digitale: risparmiare risorse ed energie, facilitare la circolarità dei processi, rispettare nuovi standard di protezione dei dati, definiti con un lavoro certosino di analisi e sintesi. In questo modo potrà essere creato un equilibrio valoriale Smart & Sustainable, un incontro virtuoso tra intelligenza artificiale e ottimizzazione/valorizzazione della visione sostenibile. Il tentativo europeo di regolamentazione GDPR della privacy è solo un primo passo. Il tema è delicato: richiede equilibrio e profonda riflessione. La presunta smartness in casa, in città e nel lavoro, non potrà essere pervasiva e attingere informazioni estraendole dai comportamenti individuali. Sarà necessario valutare e regolamentare la presenza ambivalente dei dispositivi domestici o di nuovi Panopticon negli spazi pubblici e in città seguendo le logiche di un’Etica Aumentata. Non potranno essere proposte occasioni o esperienze digitali senza un adeguato controllo in termini di ricaduta sull’ambiente (incentivando comportamenti virtuosi), rafforzamento delle abilità personali (scoraggiando attività umane ripetitive e automatiche), responsabilità relazionali (smartworking non penalizzante in termini di qualità delle relazioni tra colleghi), difesa del pensiero creativo e del confronto critico. L’algoritmo non potrà trasformare i lavoratori o gli impiegati in servi di un padrone invisibile, ben più ambiguo e pericoloso del padrone delle ferriere: non potrà misurare le performance individuali controllando il tempo di vita di ciascuno. È una consapevolezza che sta crescendo e che segue in modo naturale l’evoluzione delle dinamiche di azione e controllo nei luoghi di lavoro. Il terreno è minato e i responsabili HR nelle aziende dovranno dipanare la matassa con grande cura e attenzione, misurandosi con questa nuova grande sfida, anch’essa espressione del Bello del Mondo.
 

Tag:  circolarità dei processicircular economyeconomia circolareglobalizzazioneSmart & Sustainable

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