Spreco alimentare: la proposta UE per allungare la vita degli alimenti

di Andrea Begnini

10/03/2023


Le stime FAO indicano come il 14% del cibo prodotto per il consumo umano vada perso prima di raggiungere la tavola, mentre il 17% venga del tutto sprecato. Una quantità sufficiente per sfamare oltre 1 miliardo di persone, senza considerare che la perdita e lo spreco di cibo rappresentano anche l’8-10 per cento delle emissioni globali di gas serra, contribuendo a generare un clima instabile ed eventi meteorologici estremi come siccità e inondazioni.

Ma gli sprechi sono spesso causati anche dal timore dal superamento della data di scadenza dei prodotti. La dicitura "da consumarsi preferibilmente entro" può esprimere cambiamenti nelle proprietà organolettiche dei cibi ma senza conseguenze per la salute delle persone. Ma questo non tranquillizza abbastanza i consumatori e, allora, la Commissione UE ha presentato agli esperti degli Stati membri una proposta di revisione delle norme. 

Presto sui prodotti alimentari, accanto alla scritta “da consumarsi preferibilmente entro”, si potrà aggiungere anche la dicitura “spesso buono oltre il”. L’obiettivo è quello di combattere lo spreco alimentare puntando a offrire una migliore comprensione della data di scadenza, “influenzando il processo decisionale dei consumatori - scrive la Commissione - in merito all’opportunità di consumare o eliminare un alimento”.

Ma la Coldiretti mette anche in guardia sull'importanza di mantenere in etichetta il Termine Minimo di Conservazione (TMC) riportato con la dicitura "Da consumarsi preferibilmente entro" che indica – ricorda l'associazione degli agricoltori – “la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue caratteristiche organolettiche e gustative, o nutrizionali. Tanto più ci si allontana dalla data del TMC, tanto più non sono più garantiti dal produttore i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza, ecc. Differisce quindi dalla data di scadenza vera e propria che è la data oltre il quale un alimento non può più essere posto in commercio. Quest’ultimo si applica ai prodotti preconfezionati, rapidamente deperibili da un punto di vista microbiologico ed è indicata con il termine 'Da consumarsi entro' seguito dal giorno, il mese ed eventualmente l’anno e vale indicativamente per tutti i prodotti con una durabilità non superiore a 30 giorni, dal latte fresco alle uova”.

Insomma, la giusta esigenza di combattere gli sprechi non deve andare a scapito della qualità soprattutto per un Paese come l’Italia che “ha fatto del Made in Italy a tavola il sinonimo di eccellenza con le sue 5450 specialità che sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni e censite dalle Regioni, le 320 specialità DOP/IGP/STG riconosciute a livello comunitario e i 415 vini DOC/DOCG. Oltre alla sua leadership nel biologico con circa 86mila aziende agricole certificate che determinano tra l'altro una minor presenza di residui chimici negli alimenti”.
 

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