Territorio, archeologia e ambiente, i tre pilastri di Casale del Giglio

di Daniela Cavallo

07/04/2025


Da una parte Satricum, insediamento del IX secolo a.C., la via sacra, il Tempio di Mater Matuta sull’acropoli, dell’VIII e VII secolo a. C. e due necropoli. Siamo in Località Le Ferriere nella periferia di Latina, in pieno Agro Pontino. La strada attraversa una ruralità forte dove la presenza dell’uomo è segno di volontà e innovazione, vigneti e qualche ulivo, dall’altra è l’uomo di una storia lontana che ha lasciato il segno.

Casale del Giglio è in mezzo, l’azienda vitivinicola del territorio, che segue e sostiene da sempre il progetto archeologico, in una estensione importante: un vecchio casale, abitazione rurale signorile nella tenuta della famiglia Santarelli dove il terreno è privo di storia vitivinicola, ma diventa terra di sperimentazione e sfida per Antonio, figlio di quel Dino arrivato qui da Amatrice, figlio a sua volta di Bernardino Santarelli, mercante di vino a L’Aquila. Padre e figlio comprendono ben presto il potenziale di quei terreni vergini, bonificati, dove tutto è possibile. Nasce la sfida.
 

“Lo sviluppo futuro della vitivinicoltura italiana non risiede solamente nel consolidamento dell’immagine di zone dalla grande tradizione, ma anche nel raggiungimento, attraverso opportune scelte viticole ed enologiche di produzioni di alto livello, caratterizzate dal rapporto qualità-prezzo, in territori ancora poco conosciuti dal punto di vista del loro potenziale qualitativo viticolo ed enologico” è l’incipit di Antonio Santarelli, alla guida dell’azienda dal 1985. 

Un Signore, alto, corposo, canuto, nobile nello sguardo, elegante nei modi, negli occhi vivi e colmi in cui c’è sempre emozione sincera, come nelle parole dai toni quieti e amabili, come i suoi vini.
Si prodiga con tutti nel raccontare la storia della sua famiglia, di questi luoghi, dell’impresa, il tutto accompagnato da vini eccellenti di cui non lesina il rumore dei tappi verso l’alto.

È di una piacevolezza incredibile conversare con Antonio Santarelli, uomo di cultura e d’impresa, che mette a proprio agio i suoi ospiti. Anche se solo per una degustazione, ben consapevole che è la memoria delle emozioni che resta nel palato e nella mente.
 

Spostandosi poi dal Casale alla cantina, in un breve tratto di vigneti, si scopre il mondo e il tempo della sperimentazione: un lungo corridoio racconta quanti vitigni sono stati selezionati da tutte le parti d’Italia per poter ascoltare i suggerimenti di questa terra, e quali vini ne siano la degna sintesi.

Al di là della grande sala con le botti poi, attraversando un altro corridoio fatto di bacheche con tutti i vini dell’azienda, spingendo un grande portone, si entra in un mondo straordinario. Anzi è la natura che ti sale addosso: il rispetto per questo territorio ha fatto si che i Santarelli creassero un’oasi naturale con un lago e tutta boscaglia intorno, e capisci esattamente l’altro lato del genius loci, le essenza arboree sono autoctone e spontanee, gli uccelli migratori di tutti i tipi nidificano addirittura e si sentono padroni a casa loro, i colori e la luce sono incredibili, sembra di entrare sul set di un film di un’altra era.

Una sensazione spettacolare, un modello di rispetto per l’ambiente e per la biodiversità che, rientrando in cantina sei certo di ritrovare in quei vino che non vedi l’ora di assaporare di nuovo con un gusto diverso. Archeologia e natura. E il vino, che ne è cultura, come cura del Territorio, di noi stessi, rispetto per la storia.
 

Ancora oggi Casale del Giglio è laboratorio a cielo aperto con circa 60 varietà di vitigni su cui si è concentrata l’attività di ricerca, 180 ettari di vigneto, 25 etichette; con l’enologo Paolo Tiefenthaler, Antonio Santarelli è riuscito a trasformare un’area senza tradizione vinicola, l’Agro Pontino, in un punto di riferimento per la viticoltura in Italia, sperimentando ben 57 diversi vitigni facendo si che fosse la natura stessa a indicare quale vitigno fosse più adatto, con tutte le scelte aziendali che da sempre si basano su princìpi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Tanto che nel 2024 hanno conseguito la certificazione “Equalitas”, che ricomprende per l’appunto i tre “pilastri” della sostenibilità ambientale, economico ed etico/sociale.

Casal del Giglio è unica, non è solo un brand, ciò che voglio che gli altri sappiano di me, ma è “marca” quello che è davvero, un esempio assai virtuoso di come un’azienda può ridare vita al territorio, coltivare cultura e produrre vini che sono libri di storia, tra passato e futuro.
 

Tag:  Agro PontinoCasale del GiglioLatinasostenibilitàSostenibilità ambientalesostenibilità del settore vitivinicoloturismo enogastronomicoviticoltura sostenibile

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