Transizione giusta, mercato e territori

di Paolo Marcesini

07/06/2021


La transizione è un edificio e l'Europa con il Recovery Fund ci dà il mutuo”. Con il piglio del ricercatore e dell'innovatore prestato alla politica, Roberto Cingolani, Ministro per la Transizione ecologica, è intervenuto al Festival dell'Economia di Trento per spiegare le direttrici dello sviluppo green.

"Ci sono tre livelli di transizione ecologica" ha spiegato il ministro Cingolani. Un primo livello è mondiale: qui serve della finanza verde, che stimoli le aziende ad investire in opere green e azioni sostenibili. Poi c'è un livello intermedio, che comprende i Paesi della Cop 26, l'Europa, quasi tutta, e l'Italia, naturalmente: realtà che in passato hanno inquinato e che ora faticano a spiegare ai Paesi emergenti "No, ora voi non inquinate più". Serve accompagnare e sostenere anche questi Paesi nella transizione ecologica. Infine, il livello locale: bisogna capire che nulla sarà gratis, nella transizione alla sostenibilità. Il pianeta, da risorsa saccheggiata, diventa l'obiettivo della nuova crescita rispettosa. Da una crescita per noi, alle spese del pianeta, - ha ribadito Cingolani - dobbiamo arrivare a un modello di crescita in cui il pianeta diventi l'usufruttuario. I timori: che la finanza non sappia riconoscere gli investimenti giusti ma possa cadere in progetti di "green washing", ovvero verdi solo all'apparenza. E non dobbiamo essere ideologici.

Il Recovery Plan, quinquennale, è solo l'inizio di un lancio in orbita di un nuovo modello di economia, in cui l'Italia è già a buon punto. Il Pnrr pensa ora ai prossimi 5 anni. Importantissimi. Ma la decarbonizzazione totale ci aspetta al varco entro il 2050. Stiamo solo accendendo il motore. Sarà una maratona, un viaggio lunghissimo. Cingolani, sollecitato sul tema della burocrazia, ha dato una risposta sincera, da parte di chi è stato su entrambi i fronti della barricata: "Soffro la burocrazia inutile, non quella che ci tutela. C'è un'ipertrofia legale da superare. E basta demonizzare l'industria. L'ideologia rallenta e rende più dolorosa la transizione, così come le bufale su internet. Serve una controinformazione".

La professoressa Boselli ha ricordato l'urgenza di spiegare a mercati e finanza cos'è davvero industria o transizione verde. Massimo De Alessandri ha riconosciuto l'importanza di una coscienza green, come quella trentina, dove la raccolta differenziata dei rifiuti è all'85%, l'idroelettrico sviluppato. Per il sindaco Ianeselli c'è il rischio che i buoni propositi restino solo un'etichetta: transizione ecologica, smart city, rigenerazione urbana. Ma c'è anche il rischio - da amministratori - di avere paura di decidere. Andrea Ghiselli, Ad di Ef solare Italia, ha portato il punto di vista dell'agrofotovoltaico: "Gli aspetti tecnologici e digitali saranno fondamentali per la sostenibilità ambientale". 

Servono però regole applicate al mercato giuste e certe. Posto come obiettivo mondiale del prossimo futuro, quello della sostenibilità ambientale e della riduzione di Co2, il mercato che Mark Carney, già governatore della Bank of England e della Banca centrale canadese, oggi Presidente del Financial Stability Board e William Janeway, cofondatore e membro di INET (Institut for New Economic Thinking) immaginano, è un mercato volto al sostegno di tale obiettivo. "A chiedercelo è la società – chiarisce l’economista canadese -. Le risposte possibili che possiamo dare, poi, sono due: attendere e vedere in che direzione andranno le cose, oppure agire, combinando l'operato delle tre grandi tecnologie del nostro tempo, politica, finanziaria e ingegneristica". In questo senso dunque, occorre innanzitutto un ripensamento dei valori economici, ampliandoli, come chiarisce l’economista americano, "oltre l’efficienza, in nome dell’equità, che a sua volta passa attraverso resilienza, solidarietà, sostenibilità e connettività. Ma questi valori non si rafforzano da soli. È qui che allora interviene, in un sistema di vicendevole collaborazione, lo Stato: alle istituzioni spetta l’investimento ma anche la regolamentazione dei mercati".

Se la speculazione infatti, per i due economisti, non è necessariamente un fattore negativo (basti pensare alla “bolla” che scoppiò negli anni ‘20, portando con sé anche un forte sviluppo produttivo e tecnologico, in direzione dell’elettrico), essa deve tuttavia sottostare a regole, formali ed etiche. "Non possiamo permettere che si ripeta una crisi come quella del 2008, frutto di errori e abusi – spiega Carney – dobbiamo dare decise linee guida su come si devono comportare i mercati (compresi quelli delle criptovalute), imponendo ad esempio trasparenza e corretta esecuzione, ma anche punendo chi commette abusi". La tecnologia digitale, conclude Janeway, "sta spingendo oggi in direzione di un monopolio da parte di pochi player, ribaltando la situazione e consentendo ai mercati il controllo sullo Stato ai propri scopi". Uno scenario che anche per l’economista canadese va arginato al più presto, perché il mercato "sia al servizio delle persone ed espressione delle loro necessità, una su tutte, di nuovo, l’impellente rivoluzione sostenibile".
 

Tag:  Festival dell'Economia di TrentoRoberto Cingolanisostenibilitàtransizione ecologica

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