Un Green Deal per passare dall'agricoltura all'agri cultura

di Andrea Begnini

25/05/2020

Dimezzamento dei pesticidi e degli antibiotici usati nei campi e negli allevamenti e stanziamento di 20 miliardi l'anno a tutela della natura: sono questi, assieme all'estensione dell'obbligo di etichette con l'indicazione dell'origine degli alimenti e informazioni sul loro valore nutritivo, i principali obiettivi per il 2030 delle strategie sulla biodiversità e sul sistema agroalimentare presentate dalla Commissione Ue nell'ambito del Green Deal. Come ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans presentando le strategie: “Il Coronavirus ha dimostrato quanto siamo vulnerabili e quanto sia importante recuperare il rapporto tra uomo e natura”. Nello specifico, la Commissione si propone di tagliare l'uso dei pesticidi del 50% e dei fertilizzanti del 20%, di trasformare il 10% delle terre agricole Ue in elementi di paesaggio collegati tra loro, di istituire aree protette sul 30% delle terre e dei mari Ue (di cui il 10% sottoposte a vincoli stringenti come il divieto di pesca), di piantare tre miliardi di alberi, di dimezzare le vendite di antibiotici agli allevamenti e agli impianti di acquacoltura, di liberare 25mila chilometri di fiumi dalle barriere artificiali.

Il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides ha, in questo senso, fatto notare come l’agricoltura sia responsabile del 10,3 per cento delle emissioni di gas serra dell’eurozona. Puntare ad abbassare questa percentuale con il programma europeo Farm to Fork, servirà a proteggere sia i produttori sia i consumatori secondo una logica anche economica: “Non sono imposizioni, non diciamo alla gente cosa deve fare, ma come può compiere scelte migliori e informate. Bloccare la crisi della biodiversità, per evitare le zoonosi (cioè le malattie infettive degli animali che possono trasmettersi all’uomo, come avvenuto per la Covid19) e fermare la distruzione della natura, è la conditio sine qua non per la neutralità climatica, ma anche un’opportunità economica”. 

La riduzione nell'uso dei pesticidi rientra, infatti, in un obiettivo di sostenibilità ambientale che rappresenta anche un valore economico evidente per esempio in termini turistici. L’Associazione borghi autentici d’Italia e le Città libere dai pesticidi, rete europea che riunisce i Comuni che hanno vietato l’uso dei pesticidi nelle loro aree verdi, propongono per esempio percorsi pedonali e ciclabili, arte, cultura, accoglienza e, in molti casi, iniziative legate a prodotti biologici a chilometro zero valorizzando proprio il rapporto diretto con una natura più “naturale”. In questo senso, si stanno sviluppando anche in Italia strutture territoriali in grado di creare una relazione tra agricoltori e cittadini per organizzare uno sviluppo sostenibile attraverso un modello di gestione che prevede la collaborazione tra aziende locali e amministrazioni pubbliche: si chiamano biodistretti. l’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab), ne conta 32 già operativi e, l'ultimo nato è per il Biodistretto della Valpolicella, attivo da qualche mese nella provincia di Verona con l'obiettivo di promuovere i metodi dell’agricoltura biologica favorendo la collaborazione tra contadini, produttori e cittadini.

Il tutto sostenuto e accelerato anche dalla necessità di confrontarsi con un modo di rapportarsi al territorio che necessita di una diversa consapevolezza: uno studio condotto dal laboratorio Cultlab della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze in collaborazione con la segreteria scientifica dell’Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale ha messo in relazione il numero di casi da coronavirus registrati in Italia con i diversi modelli di agricoltura presenti nelle varie zone del Paese. Ne è emersa una maggiore incidenza del virus nelle zone agricole periurbane e ad agricoltura intensiva: nelle aree con maggiore concentrazione di agricoltura intensiva ci sono 94 casi ogni 100 kmq, contro un dato medio di 47 casi. Nelle aree ad agricoltura non intensiva si scende a 32.

Una consapevolezza che coinvolge sempre più in modo diretto anche il singolo cittadino: il WWF auspica una tutela della biodiversità fin dalle mura domestiche, dai propri terrazzi e giardini. Tra i consigli che offre, per esempio, ce n'è uno che riguarda l'attenzione ai composti chimici: “per avere un giardino o un terrazzo amico della biodiversità, evita piante inadatte al luogo in cui vivi in quanto possono più facilmente sviluppare malattie, che potrebbero richiedere pesticidi per combatterle, o fertilizzanti sintetici”.
 

Tag:  agricoltura sostenibileCoronavirusGreen New DealSostenibilità ambientale

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