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Un'altra edilizia (sostenibile) è possibile
Un'altra edilizia (sostenibile) è possibile
di Giovanni Franchini
10/02/2020
Sempre più spesso i residenti delle aree urbane sono alla ricerca di luoghi che offrano un "senso di comunità" e un ambiente circostante più vivibile. Siamo la
Indoor Generation
: trascorriamo più del 90% del nostro tempo all’interno di spazi chiusi e l’ambiente in cui viviamo incide profondamente sul nostro stile di vita.
Ma restare al chiuso non è una soluzione. L'aria delle nostre case può essere cinque volte più inquinata di quella esterna, le stanze dei bambini spesso sono quelle più inquinate di tutta la casa, una scarsa esposizione alla luce naturale rende più tristi le persone, mentre al contrario la luce naturale migliora la capacità di apprendimento degli studenti nelle scuole di almeno il 15%.
Tutto questo ci dice che il tema dell'abitare e degli ambienti in cui lavorare, nelle grandi città come nelle piccole, e gli aspetti correlati come il consumo di energia, la produttività, l'inquinamento, i rifiuti, sono temi centrali che ci riguardano e riguarderanno sempre più.
L'attuale concezione del costruire è un sistema che consuma più risorse di qualsiasi altro settore: in Europa se ne va in edilizia circa la metà di tutti i materiali estratti, la metà del consumo totale di energia, un terzo del consumo di acqua e un terzo della produzione di rifiuti. Tutto questo mentre i temi della riqualificazione delle città, delle periferie, la riconversione degli spazi industriali dismessi, gli spazi abbandonati, la rigenerazione urbana, sono centrali nel dibattito urbanistico pubblico.
Nuove soluzioni si impongono, specie se si considera che secondo recenti studi del McKenzie Institute nel 2025 ci saranno un miliardo e seicentomila persone che vivranno in condizioni abitative non ottimali, sia per la salute che per la sicurezza.
E allora, se la sfida per il futuro è progettare e realizzare edifici che garantiscano spazi sani e confortevoli - e allo stesso tempo saper gestire e programmare riconversioni e rigenerazioni in modo innovativo utilizzando nuove competenze e nuove concezioni dell'abitare e dei luoghi produttivi - ecco che per il mondo dell'edilizia e delle costruzioni si prospetta un cambiamento epocale che coinvolge tutta la filiera, che si appresta, nel modo di progettare, costruire e gestire il patrimonio edilizio, ad essere rivoluzionata da un nuovo e totalmente diverso approccio: l'edilizia 4.0.
Il futuro dell’edilizia è la mission di Habitech, distretto tecnologico nato a Rovereto, in Trentino e riconosciuto dal ministero dell’Università e della ricerca. Dal 2006 Habitech si occupa di edilizia sostenibile, di efficienza energetica e di tecnologie intelligenti per la gestione del territorio.
Sono stati i primi, ad esempio, a portare in Italia la certificazione Leed - Green Building Rating System – standard di certificazione energetica e di sostenibilità per la progettazione, costruzione e gestione di edifici sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale, economico e del benessere, attualmente applicato in oltre 100 paesi nel mondo.
Lo standard prevede che un edificio tenga conto, sia per la sua costruzione che per la ristrutturazione dei seguenti aspetti: dai materiali e risorse sostenibili e riciclabili, ai livelli di luce naturale, al favorire il movimento delle persone all’interno, al comfort termico, al suono, alla comunità con la scelta del sito su cui costruire. Tutto progettato in partenza per una resa al massimo livello di sostenibilità e per il miglioramento nella qualità del comfort e dell’integrazione tra le componenti delle comunità in cui l’edificio si inserisce.
Con questi criteri Habitech ha fornito consulenza per il Progetto Muse, il Museo della scienza e tecnologia di Trento, e per altri progetti per Unipol, Italcementi, Morgan Stanley, Citi Bank, Fondazione Bruno Kessler, mentre ha ottenuto la certificazione Leed Gold, il secondo posto nella scala della sostenibilità, per un edificio scolastico, il Tecnico commerciale Floriani di Riva del Garda e per la sede dell’Ifad, agenzia Onu a Roma.
Le storie di successo di Habitech hanno dato vita ad altri marchi specializzati nelle diverse filiere dell’edilizia: Arca, che si occupa di certificazioni degli standard ecologici raggiungibili dalle costruzioni in legno; Greenmap, mappa per trovare il giusto materiale ecologico e conforme all’edilizia 4.0 in un database di oltre trecento prodotti e servizi divisi in trenta categorie; ReBuild, convention nazionale del mercato dei servizi e tecnologie per la riqualificazione, gestione e conduzione sostenibile degli edifici esistenti.
L’edilizia 4.0 del futuro ha quindi tutti gli strumenti e le competenze per diventare realtà, ma ha bisogno di essere comunicata, di raggiungere cioè costruttori, imprenditori, società, multinazionali dell’edilizia, progettisti, studi di architettura e di design per diffondere e condividere tutte le conoscenze necessarie al nuovo paradigma dell’edilizia sostenibile.
Ed è proprio questa la mission di un altro marchio appositamente creato. Rebuilding Network è un consorzio-piattaforma di imprese che si propone di cambiare radicalmente approccio al sistema delle costruzioni come l’abbiamo conosciuto finora. Lo fa attraverso due direttrici principali: la comunicazione e la formazione. Loro la chiamano “idea condivisa di una nuova edilizia” e la comunicano attraverso l’organizzazione di convention ed eventi rivolti alla diffusione, informazione e formazione sui temi dell’edilizia sostenibile nella più ampia accezione e rivolti a tutti i player del settore edilizio
A ReBuilding partecipano player leader del settore delle costruzioni sostenibili: ATAG, Habitech, Harley&Dikkinson, iGuzzini, Panasonic, Saint-Gobain, Schneider Electric, ognuna nel proprio campo fortemente impegnata in progettazioni e realizzazioni di edilizia sostenibile.
Tutto è importante nell’edilizia 4.0: all’efficientamento energetico va affiancata la salubrità di prodotti e componenti. “E per perseguire tali obiettivi – dichiara il Presidente di Rebuild Network, Thomas Miorin - servono nuovi processi che portino l’edilizia a costruire ambienti salubri che riconnettano l’uomo alla natura, considerando la salute e il benessere in tutte le sue dimensioni”.
Anche perché un edificio sostenibile è un edificio conveniente. Ai costi aggiuntivi che comporta il ricorso a materiali e tecniche sostenibili, vanno considerati i vantaggi: gli edifici certificati rendono già ora il 6% in più per l’affitto e il 16% in più per la vendita, mentre la riduzione dei costi operativi (consumi di energia, emissioni di anidride carbonica, consumi di acqua) permette un pay-back, un ritorno dei capitali maggiori investiti, nell’arco di soli 7 anni. Ma soprattutto per la qualità delle città significano minori emissioni di anidride carbonica, insieme a comfort e benessere per chi ci vive e ci lavora. E tutto questo non ha davvero prezzo.
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