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Uscire dall'inferno del sistema moda. Viaggio tra le barriere che rallentano l'implementazione dell'economia circolare
Uscire dall'inferno del sistema moda. Viaggio tra le barriere che rallentano l'implementazione dell'economia circolare
di Francesca Milani
23/03/2021
Immaginiamo (senza peccare di presunzione) se Dante si ritrovasse oggi nella selva oscura del sistema moda. E partiamo da qui per affrontare
un viaggio attraverso gli ostacoli che si oppongono a un sistema moda più equo per tutti
(ambiente e persone). La nostra destinazione è, per stare al gioco, il paradiso,
un sistema dove la moda da lineare è diventata circolare
.
9 cerchi = 9 problemi
Partiamo dal Limbo, in cui ci posizionerei il
greenwashing
*. La sostenibilità è diventata per eccellenza una delle parole più usate da imprenditori, aziende, brand, consulenti e consumatori. Tutti ne parlano ma pochi l'hanno vista veramente, soprattutto quando ci confrontiamo con grossi gruppi aziendali. Cosa serve per superare questo impasse? Regolamentazioni e cultura. Capire cosa vuol dire realmente sostenibilità e imparare a usare i termini in modo corretto. Serve educazione e qualcuno che controlli le aziende che eccedono di "passione". L'economia circolare a mio avviso è un modello di business molto concreto nella sua implementazione, a cui è difficile girare troppo intorno.
Il secondo cerchio lo attribuisco alla
finanza
, motore trainante del sistema in cui operiamo che guida la maggior parte (se non tutte) delle scelte aziendali. Il principio del ritorno economico. Ma urge un cambio, e rapido, se vogliamo muoverci verso il circolare. Serve tempo (inteso come long-term). Perché finché i CEO delle società saranno guidati da principi di breve termine orientati a massimizzare il valore degli investimenti, come facciamo a investire in sostenibilità? Come cambiare il ruolo della finanza in un universo più circolare?
Ostacolo numero tre, la
politica
. Qui ci si sarebbe perso pure Dante. Non è una questione di schieramento politico, ma di visione. C'è bisogno di regulations, investimenti, impianti, tecnologia. Abbiamo un potenziale enorme di sfruttare l'economia circolare per creare davvero valore, ambientale ed economico. Servono sforzi importanti per determinare delle regulations che incentivino le aziende a operare secondo principi sostenibili e politiche a livello globale che proteggano i lavoratori, spesso gli anelli più deboli di un sistema che si basa quasi esclusivamente sull'outsourcing.
Quarto girone: la
mancanza di educazione
. Investire sulle persone. Occorre che le scuole (alcune università si stanno già muovendo) creino corsi di studi che includano sostenibilità ed economia circolare nei loro percorsi educativi. Anche nelle aziende sono necessari corsi di formazione che coinvolgano tutto il personale. Perché se la sostenibilità deve essere parte integrante della strategia aziendale i processi aziendali vanno ridisegnati e rivisti.
Nella moda più che in altri, includendo l'economia circolare già nella fase di design, e non solo nella fase ultima del ciclo di vita del prodotto.
Disegnare prodotti che siano circolari dal principio, che si possano riparare (e re-fit), riusare, e nel peggiore dei casi, riciclare.
Quinto: l'
individualismo
. Il prof. Verganti del Politecnico di Milano lo spiega egregiamente nelle sue teorie sull'innovazione e il vaccino anti Covid-19 ne è la prova. Solo se condividiamo informazioni, ricerche e sforzi possiamo evolverci. La sostenibilità, così come l'economia circolare è un progetto che possiamo realizzare solo trasversalmente. Soprattutto in un sistema italiano fatto di tante PMI, la trasversalità è essenziale per condividere successi, best practice e know- how.
Sesto:
mancano R&D e tecnologie che permettano di implementare la circolarità dei materiali
. Tecniche di riciclo efficienti ed efficaci che scindano le fibre blended dei capi e li ritrasformino in fibre riutilizzabili. Ci stanno provando insieme H&M e Adidas e il sistema moda attende fiducioso nuove innovazioni, essenziali questo campo. Una soluzione sono anche le tecniche di cultura rigenerativa, dove si va lavorare a monte della catena del valore, sulle materie prime. Per dare un po' di ossigeno ai terreni maltrattati da monoculture di cotone.
Settimo: la
logistica
. Essenziale in un sistema in cui si ha bisogno di gestire e riutilizzare rifiuti: raccoglierli, stoccarli e trasformarli. La burocrazia e la scarsa flessibilità non aiutano. Uno step ulteriore che sarebbe necessario è quello di raccogliere i rifiuti per tipologia anche di materia prima, in modo che sia possibile supportare ulteriori metodologie di riciclo (ex. bucce di arance o olio usato ma anche abbigliamento suddiviso per composizione)
Ottavo:
metodi di valutazione
. Come valutare il grado di sostenibilità di un prodotto o di un'azienda. Al momento la reportistica è scarsa, non obbligatoria ed estremamente eterogenea. Tra punteggi e certificazioni di ogni sorta, diventa difficile per il consumatore capire di cosa si tratta, rendendo la trasparenza sempre più lontana. E anche le aziende dovrebbero oramai aggiungere un purpose oltre all'attività produttiva e commerciale.
Nono e ultimo, i
consumatori
. Non peccatori ma responsabili anche loro di un sistema moda orientato al fast fashion. Dove avere tutto rapidamente e a basso costo abbiamo capito non essere più sostenibile. Sono una pedina essenziale di ogni progetto circolare. Sia nella fase di domanda che di utilizzo del prodotto stesso, responsabili anche del fine vita dei capi. Anche qui l'educazione e la trasparenza con cui la moda si approccia ai clienti potrebbe fare passi da gigante. Rivelare cosa c'è dietro al fast fashion aprirebbe gli occhi a molti.
In questo viaggio, lungo e impervio, c'è però una luce, la parte bella, forse la migliore. Ci sono progetti innovativi, gente che ci crede e che pensa che un mondo migliore per le future generazioni sia possibile. C'è ricerca, imprenditorialità, passione. C'è un network di persone stupende che sono sempre pronte a collaborare e a supportarti e infine c'è l'obiettivo di cambiare
un sistema che consideri l'ambiente uno stakeholder, il più importante, e gli attribuisca una voce
.
*"Il greenwashing può essere inteso come un marketing ecologico di facciata adottato da aziende che cercano di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica e dei media dall'impatto ambientale negativo di alcune loro attività produttive, o comunque da una condotta non propriamente allineata ai principi della sostenibilità", fonte
Glossario Marketing
.
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Tag:
economia circolare
economia circolare della moda
moda sostenibile
sostenibilità
Autori
Francesca Milani
Un’appassionata di sostenibilità con l’obiettivo di rendere l’industria più responsabile, un passo alla volta.
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Per costruire il futuro occorre guardare ed essere il mondo che ci circonda. A Padova il primo corso di laurea magistrale in Scienze per il Paesaggio
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Paolo Marcesini
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