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Von der Leyen: “La rinascita industriale europea parte dal cleantech”
Von der Leyen: “La rinascita industriale europea parte dal cleantech”
di Andrea Begnini
11/04/2025
L’Europa ha scelto la via del cleantech non soltanto come risposta alle sfide ambientali globali, ma come asse strategico di una nuova politica industriale. A ribadirlo è stata Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, intervenuta alla CleanTech Conference 2025 di Bruxelles: “Le tecnologie pulite sono una storia di successo europea – ha affermato – ma se vogliamo continuare a svolgere un ruolo guida dobbiamo agire ora”.
Il cleantech – inteso come l’insieme di processi, prodotti e soluzioni capaci di ridurre l’impatto ambientale attraverso innovazione e decarbonizzazione – è oggi più che mai un indicatore del grado di maturità di un’industria e del suo potenziale futuro. E l’Europa, ha sottolineato von der Leyen, non parte da zero: “Oggi celebriamo un settore in crescita, dove innovatori e imprese stanno costruendo un’Europa più sostenibile, trasformando i rifiuti industriali in materiali per l’edilizia, e decarbonizzando settori strategici come acciaio e chimica”.
La Presidente della Commissione ha indicato con chiarezza le priorità della nuova fase europea: accesso ai capitali, semplificazione normativa, approvvigionamento sicuro delle materie prime critiche e regole certe per l’idrogeno a basse emissioni. In questo contesto, uno degli strumenti chiave sarà la nuova Banca per la decarbonizzazione industriale, con un budget di 100 miliardi di euro per permettere alle imprese innovative di crescere, industrializzarsi e competere su scala globale. Parallelamente, la Commissione ha già semplificato obblighi di rendicontazione per le PMI, facilitato le autorizzazioni e introdotto esenzioni mirate sul meccanismo CBAM, riconoscendo il peso sproporzionato che alcune regolazioni avevano su attori minori del mercato.
Von der Leyen non ha mancato di inserire la transizione in un più ampio contesto geopolitico ed economico: “Abbiamo siglato accordi con Mercato Comune del Sud, Messico, Svizzera, e lanciato il primo partenariato per il commercio e gli investimenti puliti con il Sudafrica. Stiamo negoziando con India, Indonesia e Thailandia. Vogliamo garantire che le imprese europee abbiano accesso sicuro alle materie prime strategiche”.
Ma se a Bruxelles si costruisce la visione, anche a Roma si comincia a consolidare l’infrastruttura. Nella sede della Camera dei Deputati è stata presentata Cleantech for Italy, coalizione che riunisce investitori, ricercatori e imprenditori con l’obiettivo di portare il cleantech al centro della strategia industriale nazionale. Promossa da Federico Cuppoloni e Michele Torsello, con il sostegno della Breakthrough Energy di Bill Gates e della European Climate Foundation, la coalizione nasce per colmare un paradosso: l’Italia eccelle in innovazione ma fatica a trasformare il potenziale tecnologico in scala industriale.
Nel manifesto programmatico, Cleantech for Italy ricorda come il nostro Paese possegga tutte le condizioni per guidare l’industria pulita in Europa: una base manifatturiera radicata, competenze avanzate in materiali e elettrificazione, leadership nella mobilità sostenibile e nella trasformazione dei rifiuti in risorse. Tuttavia, sottolineano i promotori, “serve una politica industriale in grado di stimolare l’adozione su larga scala delle tecnologie pulite e valorizzare il patrimonio di innovazione presente nei territori”.
A confermare il potenziale, il primo report di Cleantech for Italy, realizzato con Mito Technology, mostra una crescita significativa degli investimenti nel settore: nel 2023 sono stati mobilitati 322,3 milioni di euro (+68,6% rispetto all’anno precedente), con un aumento della dimensione media e mediana delle operazioni. Il settore energetico ha attratto quasi il 38% del totale, seguito da agrifood e mobilità. Tuttavia, il ritardo rispetto ad altri Paesi è ancora marcato: appena 3,8 milioni di euro pro capite investiti in Italia nel cleantech, contro i 43,2 della Francia e i 38,8 della Germania.
Nel 2024, pur con una flessione complessiva a 230,8 milioni, si è registrato un record di operazioni in ambito VC (72 round chiusi), sostenuto dalla nascita di nuovi fondi specializzati e dal contributo della BEI. Questo conferma un ecosistema in fermento, ma ancora fragile nella fase di scale-up, quella in cui i progetti passano dal laboratorio al mercato.
Il settore chiede ora una risposta coordinata: più strumenti finanziari ibridi, regole più favorevoli, e un ambiente normativo competitivo. E se le tecnologie pulite stanno rivoluzionando produzione e consumo, è il momento che anche politica e finanza adottino la stessa velocità e capacità trasformativa.
Ursula von der Leyen ha concluso il suo intervento con una visione potente: “Clean tech significa imprenditorialità, posti di lavoro di alta qualità e un futuro migliore per tutti gli europei. Garantire che queste tecnologie siano sviluppate in Europa è vitale per la nostra prosperità. E questo futuro inizia ora”.
L’Italia, con la sua energia imprenditoriale, può e deve raccogliere la sfida. La transizione non è più una prospettiva, è un’opportunità concreta. Sta a noi trasformarla in una strategia.
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